Albenga: lo Zonta Club premia la fotografa Cristina Garzone

Albenga. Nell’ambito della manifestazione “Albengaphotography” lo Zonta Club Alassio Albenga ha voluto dare un riconoscimento ad una donna speciale: Cristina Garzone.

Graziella Cavanna, neo presidente, spiega: “Lo Zonta svolge azioni volte al miglioramento della condizione femminile attraverso il lavoro e l’impegno di altre donne professioniste. Poiché cerchiamo di dar risalto a chi si distingue per qualche aspetto della vita o per talento speciale, in questo caso ci sembrava ovvio premiare chi ha una attenzione particolare all’umanità e ha la capacità di cogliere emozioni e aspetti della vita di Paesi in cui la vita è difficile. Cristina va nel mondo a dare risalto e riconoscimento alle donne, con le sue immagini dà un contributo alla conoscenza e miglioramento della condizione femminile. Si tratta di una professionista di altissima qualità e sentimento e lo Zonta non poteva lasciarsi sfuggire questo tipo di incontro!”.

In effetti le sue foto sono morbidamente inquietanti. Donne e bambini ti guardano dritto negli occhi ma come sospesi: non c’è accusa ma sembra solo che ti chiedano “perché?”. Ci sono momenti di vita quotidiana, con donne nude al ruscello o mentre preparano il cibo, bambini con occhi grandi ma non tristi; sembra non ci siano pose ma che tutto sia naturale anche quando si tratta di un ritratto di madre e figlio. E’ piacevole conversare con Cristina Garzone e farsi spiegare come lavora.

Come nasce la tua passione per la fotografia? “Dai miei viaggi. Ho sempre amato viaggiare e quando nel 2000 mi son trovata ad assistere ad una situazione particolare in piazza Tienamen e non avevo un apparecchio fotografico con me, ho deciso da quel momento che sarebbe stato compagno di viaggio indispensabile. Amo riprendere immagini di Paesi dove la vita è diversa dalla nostra, per cui mi incuriosisce”.

In particolare che Paesi preferisci? “La zona sempre sognata e amata per me è l’Oriente per via del suo mistero e fascino. L’Oriente ormai l’ho visitato molto bene e trovo che anche la gente sia meravigliosa”.

Credi ci sia differenza ad essere uomo o donna stando dietro la macchina fotografica? “Per una donna ci sono più vantaggi; ad esempio se devi ritrarre le donne, soprattutto in un Paese straniero problematico, le riesci a mettere più facilmente a loro agio. In Africa sono andata per la prima volta solo quattro anni fa; prima ero timorosa perché i miei amici fotografi maschi raccontavano delle loro difficoltà, di come la gente era restia alle foto, che peraltro bisognava pagare. Poi quando sono passata dall’analogico al digitale ho deciso di mettermi in discussione; volevo cambiare panorama, per non fare sempre l’Oriente, e vedere cosa riuscivo a portare a casa”.

Direi che è andata bene, visti i risultati pluripremiati a livello internazionale. “Sì, grazie. Devo dire però che ho anche cambiato modo di viaggiare. Prima andavo in gruppo, ma è limitante per i tempi stretti. Adesso invece viaggio solo con mio marito, quindi i tempi li gestiamo noi. In Etiopia ogni foto dovevo pagarla, ma così si perde la spontaneità. In Africa con la gente ci devi stare, solo così riesci ad avvicinarli e farli rilassare. In questo modo si fidano e puoi fotografarli come sono veramente. Ecco in questo essere donna aiuta, perché siamo abituate ad adeguarci alle situazioni”.

Ad Albenga (Museo Sommariva) ci sono le tue foto in Etiopia. Tanti occhi neri che ti guardano, pochissimo panorama. “Amo le persone e mi piace stare con la gente. Se sto fotografando un monumento e accanto a me passa una persona interessante o succede qualcosa io mi dimentico del monumento. Mi piace rapportarmi e son curiosa e mi piace anche ascoltare la gente”.

Ti sei mai pentita di una tua foto? “No perché cerco sempre la dignità e mai la tragedia nei miei soggetti”.

Ma a te la fotografia a cosa serve? “Mi aiuta a tirare avanti nonostante i dispiaceri e le difficoltà della vita. Se ho mal di testa, per esempio, prendo la macchina fotografica e mi passa”.

E invece tu cosa pensi di dare alla fotografia? “In generale credo di dare emozioni, in modo da istruire anche un po’ chi guarda. Agli altri fotografi cerco di dare consigli su come porsi con le persone quando fanno foto di viaggio; spiego quanto sia importante stare nella vita quotidiana, giocare, lavorare con loro. Per fare foto belle bisogna seguire il cuore”.

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