Cronaca

Tirreno Power, lavoratori in coro: “Risposte subito”. Lettera aperta alle istituzioni, striscione in porto

Savona. “Non abbiamo più tempo. Non abbiamo ammortizzatori, tra 70 giorni per noi sarà la fine. E loro se ne devono rendere conto”. A parlare è Vincenzo Gianello, da 27 anni dipendente di Tirreno Power che oggi rischia, come tutti i suoi colleghi, di ritrovarsi senza lavoro per via delle note vicende giudiziarie che hanno potato prima al sequestro dei due gruppi a carbone della centrale e quindi alla revoca dell’Aia.

Una protesta che è soprattutto una richiesta di aiuto, quella messa in atto stamattina a Savona dai lavoratori di Tirreno Power. Circa 200 persone si sono prima ritrovate in Piazza Sisto IV e quindi hanno dato via a un corteo per le vie della città: un lungo serpentone che, con trombe, campanacci, cartelli e striscioni, passando per via Pia ha raggiunto l’Unione Industriali. Lì gli operai hanno appeso sul ponte levatoio un loro striscione, proprio accanto a quello che da tempo campeggia per via di un’altra protesta molto sentita sotto la Torretta, quella di “giù le mani dal porto”.

“Oggi siamo in piazza perché la politica e la giustizia ci devono dare risposte immediate – spiega Gianello a nome di tanti colleghi presenti – Corriamo il rischio che 150 padri di famiglia diretti, e altri 350 indiretti, rimangano a casa senza lavoro. Occorre una risposta in breve tempo: non è possibile, ormai sono più di 20 giorni che hanno in mano la proposta della nostra azienda e non danno nessuna risposta”.

La situazione è drammatica: “Noi abbiamo le lettere di licenziamento, la nostra società ha già pagato 370.000 euro per la procedura di licenziamento collettivo. Politica e giustizia devono capirlo, e fare qualcosa”, è il grido disperato dei presenti. “Io come tanti altri sono stato assunto nell’Enel – racconta ancora Gianello – poi siamo stati privatizzati e adesso ci troviamo in queste condizioni. Non è giusto”.

Durante la manifestazione i lavoratori hanno presentato una lettera aperta scritta congiuntamente dai dipendenti diretti e da quelli dell’indotto, per “sensibilizzare tutte le istituzioni a dare risposte precise e veloci. Ci dicano sì o no, ma occorrono risposte chiare”. Anche perché, spiegano, il carbone è l’unico sistema per dare lavoro in quantità a queste persone: “E il carbone pulito esiste – tuonano – tutto quello che dicono sono baggianate, non c’è mai stato un contraddittorio serio, hanno preso per buono tutto quello che è stato scritto”.

Dopo l’arrivo sotto l’Unione Industriali si è tenuto un rapido vertice tra una delegazione della Rsu e Alessandro Berta, direttore degli Industriali, nel quale quest’ultimo ha garantito ai lavoratori che l’Unione si farà portavoce delle loro esigenze sia presso l’azienda che presso il ministero. Berta ha anche rassicurato la delegazione confermando la volontà, da parte di Tirreno Power, di trattare sulle lettere di licenziamento: in sostanza l’azienda sarebbe disposta a trattare in cui si dovesse intravvedere una possibile soluzione per la riapertura della centrale. Confermato intanto l’incontro di giovedì con gli esponenti della Regione a Vado Ligure, alle 14.30 presso la sala consiliare: nell’occasione giungeranno sul posto due cortei, uno in partenza dal Tri e l’altro dalla centrale termoelettrica.

Nel frattempo tesa la situazione anche nel resto d’Italia, con gli operai di Napoli che questa mattina sono saliti sulla ciminiera, mentre quelli di Civitavecchia hanno messo in atto uno sciopero della fame. I sindacati a Roma hanno iniziato a tutelarsi, facendo partire le procedure di “raffreddamento”, propedeutiche all’esecuzione degli scioperi.

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