Vado L. In merito alle recenti discussioni sulla situazione dell’azienda Tirreno Power, la Rete Savonese “Fermiamo il carbone” vuole rimarcare le gravi responsabilità di buona parte della politica e di molti amministratori nel determinare la grave situazione in cui siamo.
“Gli stessi politici che siedono in consigli regionali, provinciali e comunali e che per anni hanno sistematicamente ignorato la grave situazione sanitaria e ambientale – esordiscono dalla Rete – oggi attraverso proteste e ordini del giorno provano a spendersi come interlocutori credibili nel gestire la situazione, quando il problema andava affrontato nel passato con onestà, lungimiranza e visione del futuro, avendo come fine ultimo non gli interessi particolari e l’appiattimento sulle scelte aziendali di un imprenditore ‘amico’ ma gli interessi generali, ovvero il bene comune e la vita dei cittadini. In definitiva, questa linea politica non ha tutelato né salute né lavoro, risultando di fatto fallimentare”.
“E’ grave – continuano – peraltro che tale situazione ambientale sia stata poi denunciata con atti formali non da soggetti istituzionali deputati a farlo, ma da un soggetto terzo autocostituitosi quale la Rete fermiamo il carbone, la quale si è fatta carico (attraverso denunce, perizie e diffide e con mezzi propri) della tutela legale del nostro territorio e dei cittadini esposti al pesante inquinamento”.
“La Rete si è mossa con fatti e argomentazioni, non con le tante parole che in questi giorni, a fatti accaduti, molti politici (in particolare il Partito Democratico) stanno spendendo inutilmente, usando nuovamente le legittime e doverose istanze dei lavoratori come paravento per nascondere le proprie responsabilità. Per questo rigettiamo e denunciamo l’uso strumentale del ricatto occupazionale che in questi giorni viene portato avanti proprio dai maggiori responsabili di questa situazione”.
“Usando le parole della Magistratura e del Gip (a cui rinnoviamo la nostra stima per la preziosa e disinteressata attività di tutela della salute e dei diritti), la condotta tenuta dalla centrale Tirreno Power ‘è stata costantemente e sistematicamente caratterizzata da reiterate inottemperanze alle prescrizioni…’ il tutto nella neghittosità degli organi pubblici chiamati a svolgere attività di controllo, e che, lungi dal sanzionare le dette inottemperanze, hanno ritardato in modo abnorme l’emissione dei dovuti provvedimenti”, sottolineano da “Fermiamo il carbone”.
“E’ grave inoltre – proseguono nel puntare il dito – che i responsabili di questa situazione ora auspichino in qualche modo addirittura una riapertura dei gruppi a carbone, quando lo stesso ultimo progetto presentato dall’azienda tenta di far riprendere la produzione dei vecchi gruppi a carbone senza il raggiungimento dei livelli previsti delle migliori tecnologie disponibili specialmente per il pericoloso monossido di carbonio, e quando nello stesso progetto non si fa cenno al grave problema dei misuratori a camino”.
“Il Consiglio comunale di Savona si era peraltro già espresso con chiarezza nel 2007 e 2008 per la completa metanizzazione “al fine di contribuire alla riduzione dell’impatto ambientale sul territorio e di migliorarne le condizioni globali”; visti gli sviluppi auspichiamo che a maggior ragione il Consiglio voglia mantenere quelle scelte che prevedevano l’abbandono del carbone”.
“Gli amministratori e politici devono sostenere concretamente i lavoratori, con azioni di riconversione industriale della centrale e di tutela della forza lavoro, ma in primo luogo tutelando la salute e il rispetto “senza se e senza ma” delle leggi, abbandonando quindi definitivamente la deleteria scorciatoia della combustione del carbone (come rimarcato ancora ieri da Greenpeace a Savona) per scelte veramente produttive e lungimiranti. Questa per Savona è una strada di non ritorno. Per il bene di tutti”, concludono dalla Rete Savonese “Fermiamo il carbone”.