Cronaca

Omicidio di Pietra, Alba Varisto morta per il trauma cranico e toracico causato dalle botte del compagno

Pietra L. Sono state le conseguenze del gravissimo trauma cranico e di quello toracico ad uccidere Alba Varisto, l’infermiera cinquantanovenne in pensione uccisa a calci e pugni dal suo convivente Fabiano Visentini, 41 anni, in carcere da lunedì sera. A stabilire l’esatta causa della morte della donna è stato l’esame autoptico eseguito nel pomeriggio di oggi dal medico legale Marco Canepa.

L’autopsia ha evidenziato appunto una botta alla testa importante e un grosso trauma toracico: lesioni che hanno avuto effetti così devastanti da provocare la morte quasi immediata della cinquantanovenne. I segni trovati sul corpo di Alba Varisto hanno confermato anche le modalità con cui il compagno l’ha colpita: una violentissima serie di calci e pugni che hanno raggiunto la donna anche quando lei era già a terra. Probabilmente Visentini le ha sferrato un colpo così forte da farla cadere sul pavimento, ma potrebbe anche averla spinta contro il muro (la lesione alla testa è infatti compatibile con un impatto contro una superficie piana e ampia). Poi, mentre la compagna era tramortita per la botta alla testa, l’uomo avrebbe continuato ad infierire su di lei fino ad ucciderla.

L’esame autoptico ha anche confermato le ipotesi sull’orario della morte di Alba Varisto che è stata collocata quindi tra le due e le tre della notte tra domenica e lunedì (proprio quando i vicini l’avevano sentita litigare con il compagno). Infine il medico legale ha accertato che la ferita a forma di “x” sul petto della vittima, una sorta di incisione fatta con un oggetto appuntito, sia stata inflitta dopo la morte della donna.

Altre risposte su quello che è accaduto l’altra notte nell’appartamento al primo piano del condominio “Nel Sole”, in via Riviera 60 a Pietra Ligure, potrebbero arrivare dall’interrogatorio di convalida, fissato per domani, quando Visentini si presenterà davanti al gip Fiorenza Giorgi con il suo avvocato Francesca Aschero. L’uomo, che subito dopo il fermo era apparso in stato confusionale, potrebbe decidere di rispondere alle domande del giudice e raccontare ciò che ricorda di quanto successo, ma anche avvalersi della facoltà di non rispondere. E’ probabile comunque che l’uomo venga sottoposto ad una perizia psichiatrica che possa stabilire se era capace di intedere e di volere al momento del delitto.

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