Cronaca

“Mio marito maltrattato, ci impediscono di portarlo al San Martino”: donna presenta un esposto contro il Santa Corona

Ospedale Santa Corona

Pietra Ligure. Cade dalla sedia a rotelle, si rompe il femore; viene ricoverato al Santa Corona dove, secondo la famiglia, non riceve cure adeguate, anzi, viene maltrattato. Questo, in sintesi, il motivo secondo il quale una donna, moglie del malato, ha presentato un esposto al comando dei carabinieri di Finale Ligure.

L’uomo, A.V., 77 anni, paraplegico e malato di tumore alla vescica, lo scorso 2 giugno è caduto dal letto. A seguito dell’accaduto gli è gonfiato improvvisamente il ginocchio destro. La moglie, insieme alla figlia, lo ha curato con ghiaccio sul ginocchio ma, preoccupata per una protuberanza, ha deciso di portarlo in ospedale.

“Al pronto soccorso – spiega la donna – mio marito veniva visitato, eseguendo gli accertamenti diagnostici quali lastre ed analisi. A seguito degli esami riscontravano il femore rotto e pertanto veniva ricoverato in Osservazione Breve Intensiva con la gamba in trazione in quanto i medici ci riferivano che doveva essere operato quanto prima”.

“In Osservazione Breve Intensiva – prosegue – vi permaneva due giorni, rimanendo sempre in trazione. La sera del secondo giorno gli infermieri portavano da mangiare a mio marito e, dato che aveva le flebo attaccate, gli tagliavo il cibo e lo imboccavo. Ad un tratto gli andava di traverso un boccone di scaloppina e stava per soffocare. A quel punto intervenivano gli infermieri e i medici di turno; era presente anche mio figlio. I medici aspiravano il boccone e di seguito lo intubavano”.

“Nel corso della mattinata seguente – racconta la donna – giungeva nella stanza un primario, unitamente al suo staff, per le visite di routine. A quel punto si accorgeva che mio marito aveva un rigonfiamento nel collo e chiamando non dava alcun cenno di risposta. Il dottore dichiarava che mio marito era in coma e allertava la sua equipe medica, facendo uscire mia figlia dalla stanza”.

“Parlando con il dottore – prosegue -, lo stesso ci riferiva che mio marito, dato che era gravissimo, doveva essere messo in rianimazione presso l’ospedale di Imperia in quanto al Santa Corona non vi era posto. Dopo aver avvisato i carabinieri, venivo informata che mio marito poteva rimanere ricoverato al Santa Corona, in rianimazione. Noi insistevamo, perché il viaggio fino ad Imperia era pericoloso, dato che lo avevano dichiarato in pericolo di vita”.

A quel punto, secondo il racconto della moglie, la situazione pareva in via di miglioramento. “Durante il suo ricovero – dice -, venivamo informati dai medici che la situazione di mio marito era peggiorata in quanto gli era stata riscontrata anche la polmonite. L’hanno intubato, messo il casco dell’ossigeno, cura antibiotica e maschera d’ossigeno. A seguito di ciò mio marito si era ripreso abbastanza, riuscendo a parlare, chiedendo di essere portato a casa. Quindi lo proponevano per il trasferimento nel reparto di pneumologia ad Imperia, ma noi volevamo farlo portare al San Martino di Genova, in quanto ospedale di eccellenza”.

“La nostra richiesta – prosegue – veniva respinta in quanto loro non potevano provvedere per Genova, ma venivo quasi schernita con la frase ‘se ci riuscite…’ detta da un dottore. La sera stessa mio marito veniva nuovamente intubato per una ricaduta. Un dottore mi accollava la colpa di ciò poiché avevo rifiutato di farlo trasferire in rianimazione ad Imperia”.

“Ad oggi la situazione di mio marito continua a peggiorare, con calo continuo di pressione, rimanendo sempre assopito senza alcuna reazione fisica. Continuiamo ad insistere per volerlo portare al San Martino di Genova, ricevendo rifiuti da un medico che asserisce che ormai è intrasportabile ed è quasi giunto alla fine dei suoi giorni – conclude la donna -. Ad oggi mio marito è prigioniero del Santa Corona”.

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