Cronaca

Bufera su Banca Carige, arrestato Berneschi ed altri 6: truffa e soldi in Svizzera

berneschi

Liguria. Tra gli arrestati figura l’ex presidente del Consiglio di Amministrazione di Banca Carige spa nonché attuale vice presidente dell’A.B.I. e della Cassa di Risparmio di Carrara, Giovanni Berneschi. Una vera e propria bufera si è abbattuta su Banca Carige. A conclusione di una articolata indagine coordinata dal Procuratore aggiunto, Nicola Piacente e dal sostituto Procuratore, Silvio Franz, la Guardia di Finanza di Genova ha infatti eseguito 7 provvedimenti cautelari, emessi dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Genova Adriana Petri, nei confronti di esponenti di spicco del precedente management del gruppo Carige e di alcuni professionisti ed imprenditori immobiliari.

L’indagine che ha portato agli arresti odierni rappresenta una delle più importanti inchieste giudiziarie degli ultimi anni nei confronti del Gruppo Carige, il più importante gruppo finanziario ligure ed il settimo in Italia. Oltre a Berneschi sono finiti in manette anche Giovanni Ferdinando Menconi , ex amministratore delegato di Carige Vita Nuova spa, agli arresti domiciliari: Ernesto Cavallin, imprenditore immobiliare, agli arresti domiciliari; Davide Enderlin, avvocato, cittadino svizzero, in custodia cautelare in carcere; Sandro Maria Calloni, imprenditore, in custodia cautelare in carcere; Andrea Vallebuona Andrea, commercialista di Genova, in custodia cautelare in carcere; Francesca Amisano, nuora di Berneschi, in custodia cautelare in carcere.

L’indagine delle Fiamme Gialle dimostra l’esistenza di un management fortemente condizionato dal carismatico leader ventennale del gruppo bancario-assicurativo. Le attività investigative, condotte con le più moderne tecniche, hanno portato a scoprire l’indebita appropriazione di cospicui fondi aziendali mediante la distrazioni di ingenti somme di denaro dalla cassa della società assicurativa del gruppo Carige attraverso acquisizioni, in forma diretta o indiretta, di immobili e partecipazioni societarie sopravvalutati e celati dietro articolate operazioni commerciali e finanziarie, aventi l’esclusivo fine di giustificare l’esborso di somme di denaro assolutamente sproporzionate rispetto ai reali valori dei beni oggetto di compravendita.

Nel periodo dal 2006 al 2009, infatti, gli acquisti “gonfiati” di società facenti capo a persone compiacenti, hanno fatto in modo che fossero portati in Svizzera circa 22 milioni di euro, parte dei quali sono stati impiegati per un importante investimento immobiliare in territorio elvetico, i cui effettivi titolari erano i massimi vertici pro-tempore del Gruppo bancario-assicurativo . Rilevante, in questo contesto, il ruolo di mediatore di un avvocato svizzero, attraverso il quale sono transitati i capitali per nasconderne l’illegittima provenienza.

Le ispezioni della Banca d’Italia al Gruppo Carige e i mutamenti negli assetti societari e nei rapporti tra Banca e Fondazione avevano convinto i soggetti incriminati a riorganizzare i loro capitali all’estero mediante un intreccio di accordi e atti negoziali, secondo una strategia che avrebbe dovuto consentire di contemperare più esigenze e che avrebbe visto, alla fine, anche il subentro nell’investimento immobiliare di un soggetto con precedenti penali per bancarotta.

Le cessioni di quote di società create ad hoc consentivano il passaggio dei capitali a società fittizie residenti in Paesi a fiscalità privilegiata, con clausole contrattuali che avrebbero dovuto dissimulare le reali consistenze e “pulire”, ad ogni transazione, ingenti somme di denaro. L’intervento della Magistratura inquirente e degli uomini del Nucleo di Polizia Tributaria di Genova della Guardia di Finanza ha permesso di impedire che il disegno criminoso potesse essere portato a termine. I reati contestati vanno dall’associazione per delinquere, al concorso, alla truffa con l’aggravante della sussistenza di delitti contro il patrimonio, al riciclaggio, al trasferimento fraudolento di valori.

Le ipotesi sono aggravate dalla caratteristica della transnazionalità costituita dalla creazione e dall’esistenza, per il loro compimento, di un gruppo criminale organizzato per compiere le attività illecite in più di uno Stato. All’esito delle attività investigative, la Procura della Repubblica di Genova ha disposto una serie di perquisizioni domiciliari e locali nei confronti degli indagati che sono state effettuate contestualmente all’esecuzione delle 7 ordinanze di custodia cautelare ed al sequestro di valori per un importo complessivo pari a 22 milioni di euro.

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