Cronaca

Crac dell’agenzia “Liguriaassicura” di Albenga: ad ottobre in aula i primi testimoni

Tribunale

Savona. Saranno sentiti ad ottobre i primi testimoni nell’ambito del processo per la vicenda della truffa e del crac dell’agenzia “Liguriassicura” di Albenga, che vede a giudizio quattro persone: i fratelli Michael e Mattia Parodi, Salvatore Galati, di Albenga, e Maria Antonietta Galati, di Borghetto. Questa mattina, davanti al Collegio, è stato definito il calendario delle prossime udienze del procedimento, che vede ben 69 parti offese.

Di questa storia si erano occupate perfino le telecamere delle Iene che avevano inseguito a lungo Angelo (che ha già patteggiato) e Michael Parodi, padre e figlio, che si erano accusati a vicenda di essere i protagonisti del colossale raggiro. Polizze Rc Auto false, a centinaia, forse più; un milione e mezzo di euro investiti in polizze vita, spariti nel nulla; il rischio per centinaia di automobilisti che hanno circolato per mesi, in alcuni casi anche anni con i loro veicoli credendo di essere assicurati (e non lo erano). Una maxitruffa che gli inviati di Italia Uno avevano intitolato “Scappati con la cassa”.

Il “grosso” dell’inchiesta, per i soli capi d’imputazione, occupa 33 pagine la cui lettura è illuminante, ancorché prodotta “soltanto” dall’accusa. Agli indagati viene contestato, ad esempio, di aver falsificato i certificati d’iscrizione al club “Ruote d’Epoca Riviera dei Fiori” per ottenere assicurazioni a prezzi ridotti per inesistenti veicoli d’epoca. Il tutto per circa 250 assicurati.

Soltanto di premi incassati dai clienti e mai trasmessi alle varie compagnie assicurative per polizze Rc Auto, quindi, inefficaci, i Parodi & C. sono accusati di aver intascato circa mezzo milione di euro, raggirando una novantina di assicurati e le stesse compagnie: Milano, Ergo, Quixa, Duomo, Fondiaria. Ma il “colpo grosso” sarebbe stato le polizze vita e gli investimenti. Qui le somme ricevute dai clienti variano dalle poche migliaia di euro a versamenti da 150-200 mila euro alla volta. Sommando i vari capi d’accusa si arriva a un milione e mezzo di euro.

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