Certificato penale “antipedofilia”, i dubbi del Terzo Settore: “Contraddizioni e tempi troppo stretti”

Protesta Terzo Settore Regione

Savona. Resta la bagarre sul cosiddetto “certificato penale antipedofilia”. La circolare esplicativa del Ministero della Giustizia è arrivata ma i dubbi sono ancora tanti, al punto che il Forum nazionale per il terzo settore ha chiesto un rinvio dell’entrata in vigore del decreto.

Il decreto in sostanza prevede che dal 7 aprile 2014 (quindi da lunedì) “i datori di lavoro che intendano impiegare una persona per svolgere attività professionali volontarie a contatto diretto con i minori, dovranno acquisire il certificato penale che riporti eventuali condanne per prostituzione minorile, pornografia minorile anche virtuale, turismo sessuale e adescamento dei minorenni”.

Il mondo del terzo settore, pur ritenendo sacrosanto lo spirito della legge manifesta parecchi dubbi di merito. “Ovviamente siamo favorevoli a una legge che riduca i rischi di violenza per i minori – dice Walter Massa presidente di Arci Liguria – ma è un fulmine a ciel sereno per i tempi strettissimi e perché apre scenari di incongruenza rispetto alla legge attuale, a partire dalla questione della privacy. Per questo attraverso i nostri parlamentari ci siamo attivati per chiedere chiarimenti urgenti.

Anche Legacoop si è mossa con il ministero perché “se ormai ci è stato chiarito che il decreto avrà valore solo per le assunzioni che partiranno del 7 aprile, non è ancora del tutto chiaro quali contratti saranno compresi, e soprattutto se il complesso mondo del volontariato sia escluso o no”.

“Ancora non è chiaro – spiega Marco Montoli, presidente dell’associazione Giardini Luzzati – ma per noi questo sarebbe un controsenso, da un lato perché i volontari non hanno alcun tipo di contratto, ma anche perché da noi i volontari, che vengono opportunamente formati, non restano comunque mai da soli a contatto con i minori”.

Per la prima volta quindi i datori di lavoro potranno – cosa che la legge fino a oggi vietava – accedere ai certificati penali dei proprio dipendenti o, meglio, di quelli che dovrebbero diventare tali, anche se si tratterà di un certificato penale selettivo.

Inoltre, per ottenere il certificato dal Tribunale, “occorrerà il consenso dell’interessato” dice ancora il procuratore. Difficile però che un lavoratore possa negare il consenso: le sanzioni amministrative per l’ente che assume senza ottenere la certificazione sono salate (fino a 15 mila euro) e difficilmente un ente o un’azienda si prenderebbe il rischio di essere sanzionata.

E a pochi giorni dall’entrata in vigore del decreto, gli uffici del Tribunale di Savona devono ancora ricevere istruzioni precise perché molti aspetti, appunto, non sono ancora chiari.

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