Cronaca

Tirreno Power, Burlando: “Investimenti ancora fermi”. Squinzi: “Come l’Ilva”

carabinieri Tirreno Power

Vado L. “Il piano di ampliamento e adeguamento della Tirreno Power, proposto da noi e accolto dall’azienda nel 2011, non è ancora partito anche a causa di ricorsi e opposizioni di chi non vuole l’uso del carbone. E’ da capire fino a dove arrivi la cattiva volontà della società e dove le difficoltà a operare in un paese complicato per la burocrazia e i contenziosi”. Queste le parole del presidente della Regione Liguria Claudio Burlando sulla complessa vicenda della centrale a carbone Tirreno Power di Vado Ligure, posta sotto sequestro.

“La Regione Liguria è stata molto più rigida del Governo all’epoca del primo progetto proposto da Tirreno Power e approvato dall’esecutivo Berlusconi – ha evidenziato Burlando -. Noi ci opponemmo ma fummo messi in disparte. L’azienda voleva andare avanti ma, anche a seguito di un colloquio con Carlo De Benedetti, al quale ribadii la nostra contrarietà, cambiarono idea”.

“E’ evidente che in questa storia la politica non si è comportata tutta allo stesso modo: noi siamo stati molto più rigidi, e nonostante questo siamo comunque stati attaccati da chi si oppone al carbone. Anche la magistratura si comporta in modo diverso”.

Il presidente della Regione ha ricordato che “prima del 2010 la Tirreno Power presentò un progetto di ampliamento che prevedeva di portare da due a tre i gruppi energetici a carbone. Volevano fare un gruppo tutto nuovo e ‘aggiustare’ i due vecchi. Noi dicemmo no mentre invece il ministero concesse il permesso approvando la Via”.

“In seguito spiegai di persona all’ingegnere Carlo De Benedetti che avrebbero avuto dei rischi se fossero andati avanti solo con i permessi del Governo. Tirreno Power a quel punto cambiò idea” ha detto Burlando. “Noi proponemmo loro una nuova soluzione: due gruppi completamente nuovi. Dell’eventuale terzo impianto si sarebbe parlato dopo una valutazione al termine dei lavori. Loro accettarono e la Conferenza dei Servizi approvò l’ampliamento l’estate del 2011”.

“Solo oggi, dovrebbe essere questione di giorni – ha sottolineato Burlando – il Mise darà forse i permessi per la prima parte del piano dell’azienda, la copertura dei depositi di carbone, con un investimento di 40 milioni”.

“Ma vista la situazione – ha concluso il governatore – bisogna ora capire se l’azienda è disposta a investire. Prima deve adeguare l’impianto all’Aia per riaprire l’impianto, poi deve decidere se finanziare i carbonili e confermare l’investimento miliardario per fare i nuovi gruppi. Ci sono in gioco 600 posti di lavoro diretti e nell’indotto”.

Ma sul caso di Tirreno Power è intervenuto oggi anche Giorgio Squinzi, presidente nazionale di Confindustria: “Tirreno Power e’ come il caso Ilva. Per far crescere il nostro Paese, che deve puntare sul manifatturiero, occorre il giusto atteggiamento da parte di tutti, compresa la magistratura” ha detto Squinzi, rispondendo a una domanda sulla centrale elettrica a carbone posta sotto sequestro per disastro ambientale doloso.

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