Liguria. Bruno Spagnoletti, responsabile dell’Ufficio economico Cgil Liguria, non usa mezzi termini per descrivere la situazione economica ligure che definisce da “profondo rosso”
I principali indicatori economici (occupazione, pil, consumi delle famiglie, investimenti) sono tutti con segno meno, così come il dato demografico; negli ultimi vent’anni, la Liguria è scesa da 1.762.519 residenti a 1.565.127 e di questi oltre un terzo sono pensionati (dato 2011: sul 1.574.132 residenti, 527.091 sono pensionati). La crisi economica ha ulteriormente acuito il “malessere demografico” della Liguria e ha prodotto tre nuovi fenomeni di criticità: emigrazione dei giovani liguri, contrazione dei flussi in entrata e aumento dei flussi in uscita dei migranti.
Per Spagnoletti, il 2013 è l’anno della gelata economica e della recessione “Nel 2013 non si è registrato alcun miglioramento rispetto all’anno precedente, con una performance ligure addirittura più critica della media Paese – e aggiunge – sono moltiplicate le diseguaglianze sociali con una drastica contrazione dell’occupazione che torna indietro di 10 anni”.
La caduta del reddito delle famiglie (-2,8% rispetto al -2% del Nord-Ovest e del -1,9% dell’Italia) sta incidendo profondamente sui consumi e sta allargando pericolosamente il disagio sociale: sono 64.143 le famiglie liguri in povertà relativa con un aumento del 29,6 per cento rispetto al periodo pre crisi del 2008, sono circa 90 mila le persone che vivono in famiglie dove nessun componente lavora o percepisce una pensione.
Ma la situazione sta diventando drammatica anche per chi un lavoro ce l’ha, come sottolinea Spagnoletti: “Negli ultimi sei anni le nostre stime registrano un raddoppio dei cosiddetti working poors, ossia coloro che pur lavorando stanno subendo un processo di impoverimento: siamo passati dal 6 al 12 per cento con una stima di circa 70 mila persone borderline ai confini della povertà”.
L’occupazione è tornata indietro di 9 anni, tornando ai valori del 2004: da inizio crisi (2008) ad oggi, si stima una contrazione di circa 38 mila unità. Chi aumenta invece è la disoccupazione con un dato intorno alle 127 mila unità che si ottiene elaborando i dati dei centri per l’impiego, Istat, eccetera, sommati ai neet (not education employment training), ossia i giovani che non sono in percorsi di formazione o lavoro, gli scoraggiati, i lavoratori con ammortizzatori sociali senza possibilità di ritorno al posto di lavoro. Questi ultimi stanno diventando un vero e proprio esercito: nel periodo 2008-2013, i lavoratori in cassa integrazione sono aumentati di 14.834 unità, con una variazione del 256 per cento.
“Con questi dati – conclude Spagnoletti – la Liguria diventa l’ultima regione del Centro-Nord e la prima del Sud. Le previsioni per l’anno in corso indicano una ripresina tenue, fragile, quasi fioca, e assolutamente insufficiente ad uscire dal guado”.
È per questo che non c’è più tempo per gli annunci e serve davvero un nuovo programma di svolta, come sottolinea Federico Vesigna, segretario generale Cgil Liguria: “Per uscire dalla crisi bisogna tornate a crescere superando le politiche di solo rigore e per tornare a crescere bisogna ripartire dal lavoro, che significa investimenti del sistema produttivo e sostegno al reddito delle famiglie di lavoratori dipendenti e pensionati per ridare fiato ai consumi. Per fare questo occorre arrestare il processo di reindustrializzazione in corso, puntando con decisione su una nuova idea di sviluppo fondata sulla sostenibilità ambientale e sulla green economy”.