Savona. Rene sano asportato per errore ad un operaio albanese di 45 anni. Il medico collega del dottor Piccardo, Giampaolo Arzillo è stato condannato con rito abbreviato ad una pena di 800 euro di multa. Con la riduzione della pena per il rito, il chirurgo che quel giorno assisteva il primario Piccardo se l’è cavata con una sanzione pecuniaria. Il pm titolare dell’indagine, Maria Chiara Paolucci, invece aveva chiesto per lui l’assoluzione.
Visto l’andamento della discussione, la sentenza ha probabilmente colto di sorpresa il medico e il suo difensore l’avvocato Alida Prampolini. Al termine dell’udienza, che è stata celebrata in camera di consiglio (quindi a porte chiuse), il legale ha precisato: “Il giudice poteva scegliere tra pena pecuniaria e detentiva ed ha scelto la prima. Questo lo consideriamo positivamente, ma non condividiamo la sentenza che è una macchia nella carriera di un uomo che non lo merita. Siamo molto soddisfatti però di aver convinto la pubblica accusa del fatto che il mio assistito andava assolto. Il pm aveva seguito tutto l’iter giudiziario e conosceva bene il caso. La sua richiesta di assoluzione per noi è una grandissima vittoria”. Una volta lette le motivazioni l’avvocato Prampolini ha già annunciato che farà ricorso in Appello contro il pronunciamento del giudice Marco Canepa
Arzillo (che durante l’intervento si era limitato a manovrare una telecamera, ma non aveva eseguito i tagli) doveva rispondere dell’accusa di lesioni colpose gravissime per l’operazione eseguita nell’ottobre 2010 all’ospedale San Paolo di Savona durante la quale era stato asportato l’organo al paziente. Per la stessa accusa Andrea Piccardo aveva patteggiato dieci mesi di reclusione, con la sospensione condizionale della pena.
L’inchiesta della Procura aveva preso le mosse dalla denuncia dei familiari dell’operaio dopo l’intervento. Un’operazione che, sempre a detta dei parenti dell’uomo (al quale tra l’altro il secondo rene era già stato tolto in passato), non era prevista e nemmeno autorizzata. Dalle verifiche sulle carte e dall’audizione di alcuni testimoni era emerso che il dottor Piccardo non aveva intenzione di asportare il rene, ma una “cisti da echinococco”, la cui presenza era stata rilevata sulla milza. Secondo il perito dell’accusa però il rene del paziente sarebbe stato ben identificabile e, quindi, rimuoverlo sarebbe stato un errore medico.