Cronaca

Giro di case squillo a Savona, in 3 a giudizio per sfruttamento della prostituzione

Savona. Nel febbraio del 2012 i carabinieri del comando provinciale avevano portato alla luce un maxi giro di appartamenti a luci rosse, di cui nove erano a Savona. L’operazione aveva portato all’arresto di otto persone, tutte sudamericane, per sfruttamento della prostituzione in esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Donatella Aschero. Adesso tre di loro Marina Ferreira Gomes, Juliana Ferreira Gomes e Rafael Santos Cunha, tutte di nazionalità brasiliana, sono a giudizio dvanti al Collegio del tribunale di Savona con l’accusa in concorso di associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione.

Questa mattina in aula sono stati ascoltati i militari che si erano occupati delle indagini e anche una ragazza brasiliana rimasta coinvolta nell’inchiesta con l’accusa di favoreggiamento della prostituzione. La donna ha spiegato che con lo sfruttamento non c’entrava nulla, ma aveva solo diviso la casa in affitto con altre connazionali. Davanti al Collegio la testimone ha precisato che non appena ha saputo che una delle imputate prendeva i soldi dalle giovani che si prostituivano, aveva scelto di allontanarsi da quel gruppo. Il processo è stato poi rinviato al prossimo 7 maggio.

Secondo quanto accertato dai carabinieri, erano almeno undici le località in Liguria dove erano stati allestiti appartamenti a luci rosse, mentre altri venticinque alloggi erano in altre regioni d’Italia, dall’Emilia Romagna, alla Toscana, all’Abruzzo. Case nelle quali l’organizzazione criminale faceva lavorare un centinaio di donne – 44 identificate, per lo più di origine sudamericana – per un guadagno medio giornaliero di circa 200 euro per ogni prostituta, oltre alla parte, circa la metà, spettante alla lucciola.

I clienti venivano attirati anche grazie ad annunci pubblicati su riviste e su siti on line: annunci talmente espliciti da mettere in allarme i carabinieri di Savona che avevano iniziato ad indagare in quella direzione portando alla luce un’organizzazione ramificata e pericolosa. Nel corso delle varie perquisizioni, i militari dell’Arma avevano sequestrato anche 30 cellulari, 4 computer e il registro dei clienti.

Gli appartamenti savonesi in cui le ragazze si vendevano si trovano in corso Vittorio Veneto, via Carducci, via Nizza, via Traversagni, via A. Ponchielli, via Dei Mille, via Busserio, via Ponchielli. A frequentarli, secondo le intercettazioni degli investigatori, erano uomini insospettabili tra cui professionisti, imprenditori e commercianti. Succursali hard erano state trovate anche in condomini di Vado Ligure in via Ferraris, di Loano in via San Giuseppe, di Andora in via Rattalino. Poi ancora nelle altre province ad Arenzano in via Olivette, a Chiavari in corso Valparaiso, a Diano Marina in via Agli Orti, a San Bartolomeo al Mare in via della Repubblica e ad Imperia in via Piririnoli. Altri centri erano stati individuati fuori liguria, a Grosseto, Prato, Firenze, Frosinone, Massa Carrara, Cassino, Faenza e Marina di Massa.

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