Cronaca

Accusa l’amante di aver rubato i fucili del marito, poi ritratta con una lettera: 43enne a giudizio per furto assolto

Savona Tribunale

Albenga. Lui, lei, l’altro e un furto di fucili. Sono gli ingredienti di una storia che, se non fosse finita in un aula di tribunale, sembrerebbe più che altro la trama di una soap opera televisiva. Invece non c’è nessuna finzione, ma solo il racconto di quello che è realmente successo in un paese dell’entroterra albenganese: dalla cantina di un sessantaquattrenne vengono rubati cinque fucili ed una pistola, la moglie della vittima del furto accusa il suo amante, un quarantatreenne, di averli rubati, salvo poi ritrattare tutto spiegando di aver detto una bugia perché arrabbiata con lui.

Per l’amante della signora, finito a giudizio con l’accusa di furto aggravato, ma anche di danneggiamento (nella notte del furto all’auto della donna erano state tagliate le gomme e rigata la carrozzeria), questa mattina in tribunale è arrivata una sentenza di assoluzione. Per lei invece, una cinquantaduenne, il pm ha chiesto la trasmissione degli atti alla Procura per il reato di calunnia. E’ stata la stessa moglie della vittima del furto ad ammettere nero su bianco, attraverso una lettere spedita per raccomandata all’amante, di aver raccontato una bugia “perché avevamo litigato per gelosia ed ero arrabbiata con te”.

Nel messaggio prodotto oggi in aula dal legale dell’imputato, l’avvocato Paolo Gianatti, la donna scagiona il suo amante da ogni accusa: “Ti scrivo questa lettera per scusarmi di una bugia detta ai carabinieri sul furto dei fucili di mio marito. Mi sono resa conto che, andando a finire in tribunale, prima o poi la mia bugia sarebbe venuta fuori. Ho detto di aver visto te entrare in cantina quando non era vero. Ho visto veramente una persona fuori dalla cantina trafficare sulla porta, ma non posso dire che fossi tu”.

Un dietrofront che, di fatto, ha scagionato il quarantenne. L’uomo infatti era finito nei guai solo a causa delle dichiarazioni rese davanti ai carabinieri dalla moglie della vittima del furto. Il giorno seguente alla denuncia, presentata nell’agosto del 2010, i militari avevano anche fatto un sopralluogo nell’abitazione del presunto ladro senza però trovare alcuna traccia delle armi (che non sono mai state ritrovate). La colonna portante dell’accusa erano quindi le dichiarazioni della donna che, venute a mancare, hanno aperto la strada dell’assoluzione per l’imputato.

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