Regione, 40 giovani con problemi penali coinvolti nel servizio civile: progetto pilota

rambaudi

Liguria. Mario ha 22 anni e per 6 mesi ha prestato servizio civile in esecuzione penale esterna alla Caritas Diocesana di Genova, Giovanni ne ha 25 e negli ultimi sei mesi ha lavorato al Consorzio sociale Agorà. Entrambi di loro stessi dicono “non avremmo mai pensato di portare a termine una cosa, in genere tendiamo a mollare, da una cosa brutta ne nasce sempre una bella, non vogliamo più tornare a fare le cose che facevamo prima.

Sono due delle testimonianze raccolte da Daniele Lago, curatore della ricerca “Inclusi-tu”, sul progetto di servizio civile regionale nell’area penale, unico in Italia, che l’assessorato al welfare della Regione Liguria ha messo a punto e portato avanti per alcuni giovani seguiti dal Ministero della Giustizia. Ragazzi e ragazze che hanno conosciuto l’esperienza del carcere, ma anche quella di una possibilità di riabilitazione, attraverso un percorso di riscatto. Un progetto partito nel 2010 che ha permesso a 44 ragazzi, dai 18 ai 28 anni, di svolgere molteplici esperienze, della durata di sei mesi, in altrettante associazioni, cooperative del terzo settore e pubbliche assistenze, distribuiti su tutto il territorio ligure.

Un’iniziativa che ha alternato interventi di formazione sulle attività da compiere e sui temi inerenti il servizio civile, con una particolare attenzione alla gestione del conflitto e della non violenza. “L’ipotesi che sta alla base del percorso attivato nel 2010 – spiega l’assessore al welfare della Regione Liguria, Lorena Rambaudi – è che operare in cooperative sociali, associazioni ed enti di volontariato introduca elementi nuovi per la persona, in grado di innescare la trasformazione del proprio modo di percepirsi e percepire le proprie capacità, aumentando di conseguenza le possibilità di cambiamento”. Non ci sono dati al momento sui risultati circa eventuali recidive dei giovani coinvolti nel progetto, ma i volontari che li hanno affiancati hanno posto l’accento sulla loro voglia di riscatto e di ritornare alla normalità.

“C’è chi non ha mai smesso di credere – spiega Daniele Lago, curatore della ricerca – nella possibilità di potersi riabilitare e per qualcuno, a distanza di un anno, dalla fine dell’esperienza, le cose sono cambiate e il servizio civile ha rappresentato un’occasione di svolta. Tutti i ragazzi coinvolti comunque, pur sapendo che la strada sarà in salita, hanno la speranza di uscire dai problemi penali e di farcela davvero senza ricadute e di trovare un lavoro che permetta loro di essere autonomi”.

Istituito nel 2006 il servizio civile regionale si rivolge a giovani da 16 a 29 anni anche soggetti a restrizione della libertà personale e sottoposti a misure alternative e ad interventi socio-educativi di messa alla prova. La ricerca percorsi di riscatto, realizzata nel 2013, segue quest’ultima direttrice e racconta quella che è stata l’esperienza all’interno del progetto regionale “Inclusi-tu” che si è concluso a fine 2012. L’obiettivo del progetto era quello di realizzare percorsi strutturati per permettere ai giovani di sperimentare l’assunzione di responsabilità, mettendo le proprie capacità al servizio degli altri.

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