Cronaca

Omicidio di via Niella, via al processo in Corte d’Assise: sfilano i primi testimoni

Lazzarino via Niella Savona

Savona. Si è aperto questa mattina in Corte d’Assise il processo per l’omicidio di Rina Marrone, l’orologiaia settantottenne freddata il 19 ottobre 2012 nel suo negozio di via Niella, a Savona. A giudizio c’è Hader Veshaj, il muratore albanese identificato dagli inquirenti come il killer dell’anziana, che deve rispondere delle accuse di omicidio volontario aggravato, tentata rapina e porto d’armi (anche se la pistola non è mai stata trovata).

Secondo gli inquirenti, Rina Marrone sarebbe stata uccisa proprio per nel contesto di un assalto degenerato e poi finito male. La donna era stata freddata con un colpo di pistola di piccolo calibro. Veshaj, difeso dall’avvocato Fabrizio Spigarelli del foro di Sanremo, è in carcere dal 16 dicembre del 2012 e si è sempre proclamato estraneo al delitto.

Oggi in Assise è stato aperto il dibattimento e sono stati ascoltati i primi testimoni, ovvero i carabinieri, tra cui un militare del Ris di Parma, che si sono occupati delle indagini. Durante le audizioni sono state ripercorse tutte le fasi dell’indagine che hanno portato a collegare all’assassino il nome di Vesahj: dal ritrovamento del corpo di Rina Marrone, ai rilievi scientifici e la visione delle telecamere di videosorveglianza.

In particolare il carabiniere del Ris ha raccontato del rilevamento delle impronte digitali sopra un giornalino di annunci immobiliari trovato sul bancone del negozio: sul cellophane che fasciava la rivista è stata trovata la traccia del dito dell’imputato, ma anche quella di (almeno) altre due persone che però non sono state identificate. Un elemento che potrebbe giocare a favore della difesa.

Secondo la Procura, contro Veshaj, ci sarebbero tre elementi probatori chiave: uno è proprio l’impronta individuata sul giornale di annunci immobiliari; poi i fotogrammi che ritraggono l’albanese in via Niella in due momenti importanti, prima e dopo l’omicidio; e tracce di residui di sparo, rinvenute sui pantaloni dell’imputato, compatibili con l’esplosione del colpo d’arma.

Nella prossima udienza, fissata a marzo, il dibattimento proseguirà con l’esame dell’imputato che, davanti alla Corte, avrà la possibilità di raccontare la sua versione dei fatti. Intanto la famiglia della vittima si è costituita parte civile con l’avvocato Marco Russo.

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