Cronaca

La Sct di Alassio indagata per l’uso dei ceppi nel parcheggio del San Martino: “Non siamo estorsori”

ganasce auto ruote

Alassio. Non ci sta a sentirsi dare dell’”estorsore” Paolo Zanatta, direttore dell’azienda alassina Sct, Sistemi Controllo Traffico, che gestisce la viabilità e i parcheggi degli ospedali di Savona, Pietra Ligure e Albenga e del San Martino di Genova.

E proprio a Genova è scattata un’indagine della Procura per la gestione del parcheggio del San Martino. Sotto accusa l’uso delle ganasce per bloccare le auto: “Ma quello dei ceppi non è certo un sistema per far cassa – si difende Zanatta – è il modo studiato insieme alla direzione ospedaliera per garantire la sicurezza del nosocomio”.

L’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Vincenzo Scolastico, vede al momento diversi indagati. Nonostante le bocche cucite in procura sui nomi, sembra certo tra gli indagati che ci siano proprio i vertici della Sct oltre a un funzionario del San Martino.

“Non è vero che mettiamo i ceppi a tutte le auto fuori dai segni dei parcheggi ma solo alle macchine parcheggiate in aree riservate, come i posti per disabili, ambulanze o dializzati o sugli attraversamenti pedonali, perché questo tipo di parcheggi può creare un serio problema alla sicurezza dell’ospedale. Basti ricordare che 5 anni fa un uomo rimase sotto un camion in slalom tra le auto in sosta”. Una sorta di “ordine dall’alto”, quello della “sicurezza totale”, arrivato dal San Martino anche dopo quel tragico episodio.

Quando la Sct vinse il bando e ricevette nel 2009 l’incarico di ridisegnare e gestire viabilità e parcheggi del nosocomio più grande della città i ceppi non erano contemplati: “In un primo tempo era prevista solo la rimozione tramite il carro attrezzi, un sistema più costoso per azienda e utenti, e forse ancora più odioso in quanto il rischio di arrecare qualche danno alle auto è concreto”. Così nel 2011 viene approvato un nuovo regolamento che prevede le “ganasce”.

“E’ un sistema che a noi costa molto, perché solo i ceppi costa 200 euro l’uno poi devo avere due persone a disposizione e una macchina che vada sul posto per rimuoverli appena arriva l’utente, ma se per caso scoppiasse un incendio in ospedale e i mezzi di soccorso rimanessero bloccati, sarei io a finire in galera” dice Zanatta.

Sicuramente è un “sistema molto fastidioso – riconosce – ma proprio per questo è un deterrente. Basti pensare che all’ospedale San Paolo di Savona l’utilizzo dei ceppi è stato deliberato da circa 8 mesi e ancora non ne abbiamo messo nemmeno uno, ma da quando si è diffusa la notizia, praticamente nessuno parcheggia più in aree a rischio”.

A Genova “abbiamo fatto mesi e mesi di campagna di informazione”, ma non è bastato: “Oggi mettiamo circa 4-5 ceppi al giorno – spiega – ma non ha senso parlare di estorsione, anche perché non appena gli operatori vengono chiamati, prima tolgono i ceppi, poi rilasciano la ricevuta fiscale, quindi non è vero che non sblocchiamo le auto. E c’è gente che se ne va arrabbiata e non paga a quel punto diamo la targa e le foto, perché per ogni ceppo che mettiamo facciamo anche le foto per documentare il posteggio, all’ufficio legale per il recupero del dovuto davanti al giudice”.

Rispetto al fatto, sollevato da più parti, che i dipendenti di Sct non sono pubblici ufficiali e quindi non potrebbero fare multe, l’azienda replica: “Anzitutto non si tratta di multe ma del recupero del costo di un servizio. In secondo luogo in un’area privata, seppur ad uso pubblico, i pubblici ufficiali, cioè i vigili, non possono operare”.

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