Vado L. Prima i numeri scioccanti relativi ai decessi ed alle malattie contenuti nella consulenza richiesta nell’ambito dell’inchiesta sulla centrale di Vado Ligure, ora la conferma che quei dati, secondo la Procura, sarebbero riconducibili in maniera “chiara” ed “inequivocabile” agli effetti dell’impianto per la produzione di energia.
Quelle che finora erano state solo supposizioni o voci stamattina sono state “ufficializzate” dal Procuratore Francantonio Granero che, fermo restando il massimo riserbo sui contenuti dell’inchiesta, ha confermato che la conclusione alla quale i consulenti sono arrivati riscontra l’esistenza di un nesso tra le morti e le patologie rilevate nell’area di ricaduta (individuata attraverso due modelli, uno “matematico” e l’altro “sperimentale”) della centrale e le emissioni della stessa.
Una tesi che, se applicata ai numeri, si tradurrebbe così: le 400 persone decedute tra gli abitanti della zona di ricaduta (su circa 1700-2000 adulti ricoverati per malattie respiratorie e cardiovascolari) tra il 2000 ed il 2007 e i 450 bambini ospedalizzati, sempre per patologie respiratorie e per attacchi d’asma, tra il 2005 e il 2012, in assenza della centrale non sarebbero decedute oppure non si sarebbero ammalate.
A proposito dell’area di ricaduta della centrale (ovvero quella in cui gli effetti delle emissioni produrrebbero danni per la salute) dal sesto piano di palazzo di Giustizia arriva solo la conferma che non si limita al solo territorio del comune di Vado, ma si estende anche in alcuni di quelli limitrofi. Proprio in riferimento a quell’area i consulenti avrebbero isolato gli effetti delle emissioni sulla popolazione isolandoli dagli altri fattori potenzialmente inquinanti.
Difficile però capire di più visto che la consulenza resta sempre secretata: l’inchiesta sulla centrale è complessa e richiederà ancora mesi di lavoro (“Non sarà chiusa certamente prima della fine dell’anno” ha spiegato il Procuratore). Non è da escludere che, alla luce delle conclusioni dei periti, l’indagine possa riservare delle sorprese sia sul fronte del numero degli indagati sia per quanto riguarda i reati contestati.
La risposta di Tirreno Power non si è fatta attendere. “Le consulenze a cui si fa riferimento sono consulenze di parte che non sono mai state sottoposte a un contraddittorio – attacca l’azienda – Non solo, non si comprende in queste consulenze quale sia stato il metodo di valutazione di esposizione agli inquinanti. Tale mancanza di chiarezza è accompagnata dall’assenza della doverosa analisi di robustezza, di sensitività e quindi di affidabilità globale del metodo adottato. Anche per questo motivo non si può affermare in concreto alcun nesso di causalità”.
“Più in generale, la Società intende invitare a una maggiore prudenza considerando la forte rilevanza anche emotiva che i temi trattati rivestono e che dovrebbero essere tuttavia sempre suffragati da fatti comprovati anziché da ipotesi di parte le cui fondamenta sono tutte da verificare”, concludono da Tirreno Power.