Savona. Nuova vittoria per Gaetano Luppino, il vicebrigadiere savonese in lotta da anni contro il Ministero della Difesa che non gli ha riconosciuto il legame diretto tra il suo male e le operazioni svolte quando era in missione in Bosnia e Kosovo, a contatto diretto con l’uranio impoverito.
Dopo la sentenza del 9 settembre scorso, con la quale è stata riconosciuta al carabiniere la causa di servizio, il ministero ha fatto Appello trovando però un nuovo muro di gomma. La Corte d’Appello di Genova-sezione Lavoro ha infatti rigettato il ricorso in questione, in perfetta sintonia con la decisione del tribunale di Savona. Ora a Luppino spetterà di diritto un risarcimento di oltre centomila euro.
Il vicebrigadiere savonese tra il settembre 2003 e l’aprile 2004 è stato in missione in Bosnia e in Kosovo con la Msu, la Multinational Specialized Unit, la forza di polizia che aveva compiti di lotta al crimine organizzato e al terrorismo. Al ritorno, come previsto dal protocollo Mandelli, è stato sottoposto a visite mediche regolari, fino a quando, nel dicembre 2008, gli è stato diagnosticato un tumore alla pelle. Alla fine, gli è stata riconosciuta un’invalidità del 77%, non può più svolgere le mansioni come sovrintendente della radio mobile come ha sempre fatto, e conseguentemente gli è stato decurtato lo stipendio.
Da allora la sua missione è stata quella di vedersi riconosciuta la causa di servizio e ricordare i colleghi morti dopo aver servito lo Stato. Missione compiuta.