Cronaca

Spese pazze, nel mirino anche gli “acquisti” dell’ex consigliere Quaini: giornali, giochi e convegni

stefano quaini

Savona. Spese per riviste e giornali, nel 2010 spende 734 euro per la carta stampata destinata all’ospedale Santa Corona di Pietra Ligure dove è medico anestesista, nel 2011 ha acquistato bene 6 auricolari per blackberry per la precisione ben tre in un paio di settimane: il 7, il 22 e il 24 gennaio, e poi di nuovo il 20 settembre, il 10 ottobre e il 21 novembre). E’ quanto emerge a carico dell’ex consigliere regionale dell’Idv Stefano Quaini (passato al partito di Sel e poi dimessosi da ogni incarico istituzionale)dalle 50 pagine di ordinanza con cui il gip Roberta Bossi, oltre ad accogliere la richiesta della Procura sull’esigenza di custodia cautelare per Nicolò Scialfa, riassume – con un elenco volutamente non completo – per ciascuno degli indagati gli acquisti non propriamente istituzionali del gruppo regionale dell’Idv.

Indagato e perquisito, per l’ex consigliere regionale Stefano Quaini si parla, tra le voci “spese”, anche di fiori, cartine per tabacco e pesto, oltre a 54,50 euro di strumenti chirurgici acquistati il 2 settembre 2011. Tra gli scontri di ristorazione del medico savonese ci sono una cena e poi due tisane a Cremona, il pane domenicale a Murialdo, bar e pizzerie spesso di domenica. E un menù per 40 persone il 20 ottobre del 2010 presso il risorante Alpi di Cairo Montenotte per un totale di 500 euro.

Tra le spese cui la magistratura ha sollevato dubbi ci sono 133 euro di giochi e modellismo acquistati ad Albenga. Su questa spesa Quaini, quando si è presentato spontaneamente davanti al magistrato lo scorso maggio ha giustificato l’esborso come regalo per i “figli di simpatizzanti Idv che avevano partecipato a un convegno in materia di sanità”. Si trattava in realtà di un convegno organizzato dal gruppo regionale dell’Idv in materia di crisi che si tenne a Cairo Montenotte il 26 novembre 2010.

Sempre in quell’occasione un collaboratore di Quaini, Piero Pirritano, riceve in contanti 1.967 euro. Nella ricevuta (del 25 novembre 2010) la causale è “Convegno dibattito che si terrà in data 26 novembre 2010”. Pirritano, impiegato presso la segreteria, sentito dal pm il 27 luglio 2013, ha dichiarato di non ricordare con l’esattezza l’occasione né da chi ha ricevuto il denaro, precisando tuttavia che il documento “si riferiva con certezza a un importo ricevuto a fronte di pezze giustificative per spese relative a un convegno dibattito”.

Nell’ambito dell’inchiesta giudiziaria la posizione di Nicolò Scialfa è stata considerata più grave di quella degli altri consiglieri regionali perché il ruolo di capogruppo gli consentiva di mettere le mani direttamente sulla cassa (poteva fare liberamente prelievi dal conto corrente insieme al tesoriere, diversamente dai consiglieri) e di firmare (e in due casi, in base agli accertamenti dei finanziari, di falsificare) i verbali di rendicontazione. Ma le spese improprie con i fondi destinati al gruppo, le avrebbero fatti tutti.

Dal gratta e vinci acquistato in autogrill agli assorbenti, dai gelati a due passi da casa ai numerosi scontrini di alberghi e ristorazione emessi spesso di domenica quando l’attività istituzionale dei consiglieri non è (quasi) mai giustificabile. Ognuno aveva le proprie predilezioni, chi i ristoranti e i vini (il capogruppo soprattutto che in due anni ha speso ben 20 mila euro, ma anche Fusco e Piredda), chi i gadget di cancelleria costosi (Marylin Fusco, agende in pelle, portablocchi in pelle, portadocumenti) chi giornali in quantità industriale come nel caso di Quaini.

Per Scialfa l’attesa ora è per l’interrogatorio di garanzia che si svolgerà venerdì e per il tribunale del riesame a cui i suoi legali hanno fatto ricorso e rappresenterebbe l’unico modo per “sfuggire” anche alla sospensione dalla carica di consigliere regionale, che in base alla legge, sarebbe automatica non appena sarà notificata alla Regione la misura cautelare.

Per gli altri, se non decideranno di farsi nuovamente ascoltare dai magistrati, l’attesa è per la richiesta di rinvio a giudizio per cui ci vorrà ancora qualche tempo perché gli investigatori, coordinati dal procuratore aggiunto Nicola Piacente, continuano a scavare tra carte, conti correnti e scontrini. Contemporaneamente il sostituto procuratore Francesco Pinto, lavora agli altri filoni dell’inchiesta, quelli che vedono coinvolti tutti gli altri gruppi del consiglio regionale.

Un lavoro lungo difficile, sottolineano in Procura, fatto con risorse numericamente limitate, ma che non tarderà a portare nuovi importanti sviluppi. E non è escluso che la misura cautelare emessa ieri per l’ex capogruppo dell’Idv, possa essere presa in futuro per altre figure di spicco del parlamentino di via Fieschi.

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