Cronaca

Pensioni e stipendi pignorabili: il tribunale di Savona dice no e “salva” i risparmi di un ex commerciante

Savona - Tribunale

Savona. Lavorare una vita per non potersi godere nemmeno una pensione ai limiti della sopravvivenza. E’ il rischio che Francesco, ex commerciante 63enne che vive nell’Andorese, ha corso in queste settimane, prima che arrivasse la decisione del tribunale di Savona che taglia le gambe ad alcune norme “mangia contribuenti” contenute nel decreto “Salva Italia”. Si tratta di quelle che prevedono la possibilità da parte del Fisco di rivalersi per intero, in caso di pignoramento, sullo stipendio e sulle pensioni dei cittadini.

Francesco vive con una pensione di 590 euro al mese che, a dicembre, sommata alla tredicesima, ha dato vita ad un importo tale da costringerlo ad aprire un conto corrente postale (così come previsto dal decreto che vieta i pagamenti in contanti per somme superiori ai 999 euro) permettendo, in teoria, ad Equitalia di prelevare direttamente dal deposito il debito che le è dovuto, senza curarsi del fatto che si tratti di entrate che godono – o dovrebbero godere – di tutele, perché necessarie ad assicurare al contribuente una vita dignitosa, quando non la sopravvivenza.

Secondo l’orientamento prevalente, una volta depositati su un libretto, i soldi della pensione o dello stipendio, mischiandosi ad altre entrate, non sarebbero più identificabili e, dunque, non godrebbero più di “protezioni”. Ma esiste anche un altro indirizzo, cui il tribunale savonese ha dato credito, che stabilisce “la natura privilegiata delle rate pensionistiche” anche quando vengono accreditate su un conto “purché la natura del credito sia immediatamente riconoscibile per denominazione e importo e purché non vi siano all’attivo voci diverse” da quel tipo di accredito (come nel caso di Francesco).

Questo perché va garantito al pensionato “la parte della pensione, assegno o indennità necessaria per assicurargli mezzi adeguati alle esigenze di vita” (circa 500 euro) mentre “la pignorabilità si applica nei limiti del quinto della residua parte”.

La battaglia di Francesco, assistito dall’avvocato Marco Bertolino, si è conclusa dunque con la sospensione dell’esecuzione del pignoramento sul suo libretto, decisa dal giudice Stefano Poggio, e potrebbe essere d’aiuto ad altri “colleghi” che lottano per non vedersi minacciati i guadagni di una vita.

“Il provvedimento del tribunale di Savona è innovativo e sicuramente segnerà un ‘precedente’, restituendo un po’ di serenità a pensionati e non solo – è il commento dell’avvocato Bertolino – Con questa decisione il tribunale definisce l’estensione della norma sulla pignorabilità di pensioni e stipendi, stabilendo che un assegno di pensione o uno stipendio è tale anche se è depositato su un libretto postale o conto corrente, e pertanto non può essere pignorato oltre i limiti fissati dalla legge”.

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