Cronaca

Niente autopsia per l’infermiera morta al San Paolo: all’origine del dramma ci sarebbe uno stato depressivo

Tribunale

Savona. Una forte depressione. Sarebbe questo il motivo all’origine del drammatico gesto dell’infermiera del San Paolo che, ieri sera, si è tolta la vita iniettandosi una dose letale di anestetico. Gli inquirenti, dopo gli accertamenti eseguiti nella nottata, non sembrano avere dubbi sulla volotarietà del gesto e sulle motivazioni che l’avrebbero spinta a compierlo.

Secondo quanto trapelato, la donna, separata e mamma di due figli, da anni sarebbe stata seguita da uno specialista che l’aiutava a combattere le sue problematiche. Un malessere che, purtroppo, ieri ha avuto il sopravvento: l’infermiera si è iniettata una grossa dose di “Remifentanil”, un farmaco utilizzato per sedare i pazienti durante gli interventi, che lei avrebbe dovuto smaltire. La professionista aveva infatti da poco terminato un intervento chirurgico e stava portando via il residuo di anestetico dalla sala: invece di buttarlo però l’ha messo all’interno di una siringa e lo ha assunto in un quantitativo tale da non lasciare scampo. Quando i colleghi, preoccupati non vedendola tornare, l’hanno cercata era già tardi: ogni tentativo di rianimarla è stato vano.

Un gesto che ha lasciato senza parole i colleghi dell’ospedale, ma anche famigliari e amici. Intanto il pubblico ministero di turno Giovanni Battista Ferro ha scelto di non disporre nessun esame autoptico. Dal corpo dell’infermiera è stato solo prelevato un campione di sangue sul quale verrà eseguito un esame tossicologico per avere la certezza che ad ucciderla sia stata la dose di anestetico.

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