Cronaca

La Casa della Legalità ribatte a Fameli: “Per lui parlano gli atti giudiziari”

Christian Abbondanza - Casa della Legalità

Loano. “Il commendator Antonio Fameli ci scrive per dirci che lui non è mafioso, ribadendo che lui è vittima perché “persona molta perseguitata”, oggetto di malintesi e false accuse. Si lamenta che il Presidente della Casa della Legalità quando parla di lui usa “solo gli aspetti negativi” tralasciando gli aspetti “positivi”. Peccato che quelli “positivi” non esistano, o meglio esistono solo nella mistificazione dei fatti, campo in cui il Fameli è abilissimo…”.

Questa la replica del presidente della Casa della Legalità Christian Abbondanza alla lettera di Antonio Fameli, con l’imprenditore calabrese che ha ribadito i contenuti della missiva anche nell’intervista esclusiva rilasciata ad IVG.it.

“Il fatto che avesse contatti con soggetti delle forze dell’ordine e che facesse anche denunce, non è affatto “testimonianza” che esclude la mafiosità del Fameli, così come non cancella in alcun i suoi legami con i Gullace-Raso-Albanese, i Piromalli ed i Pesce. Conoscendo un minimo come funziona la ‘ndrangheta, infatti, tale “uso” del rapporto con lo Stato, soprattutto da parte di soggetti che non solo sono legati alla ‘Ndrangheta ma anche alla Massoneria, si è da tempo appreso essere pratica normale per le “regole” stesse della ‘ndrangheta. Concessa quando ciò serve a tutelare gli interessi maggiori dell’organizzazione, perseguendone consistenti benefici” aggiunge Abbondanza.

Smentiamo quindi alla radice questa “linea difensiva” (sintetizzabile in: avendo avuto rapporti con uomini dello Stato non posso essere ‘ndranghetista) usando alcuni passaggi provenienti da atti giudiziari e risultanze investigative ampiamente riscontrate. Allo stesso modo smentiamo il suo negare e mistificare il rapporto consolidato con i Gullace-Raso-Albanese, oltre che con gli altri esponenti ‘ndranghetisti. Sono fatti ed atti ormai consolidati, come anche più di recente riconosciuto dalle ultime inchieste della Procura di Savona che, ricordiamolo, hanno tratto impulso dalle nostre denunce pubbliche e formali presentate sul Fameli e la sua rete di relazioni, prestanome” conclude il presidente della Casa della Legalità.

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