Savona. Quattro anni di reclusione e 140 mila euro di multa, oltre all’interdizione per cinque anni dai pubblici uffici. E’ la pena patteggiata questa mattina davanti al collegio del tribunale da Raffaella Cervetto (difesa dall’avvocato Paolo Brin), la savonese rimasta coinvolta in un’inchiesta su un presunto giro di immigrazione clandestina. Secondo l’accusa (l’indagine era stata coordinata dal sostituto procuratore Giovanni Battista Ferro), l’imputata, con la collaborazione di altre tre persone, aveva elaborato un sistema per portare in Italia cittadini extracomunitari con un regolare visto di lavoro anche se poi loro non c’era alcuna occupazione.
Prima di lei, davanti al gip Fiorenza Giorgi, avevano patteggiato l’albanese Gentian Sabliqi, proprietario della discoteca Matrix a Cairo, condannato a tre anni e sei mesi di reclusione; il tunisino Farhat Aloui a tre anni e otto mesi; ed un suo connazionale, Mahjoud Bejaoui, un anno e 4 mesi.
A Raffaella Cervetto, ex titolare di un ristorante (La Maison des Alpes) a Prato Nevoso, ed i suoi presunti complici veniva contestato di aver (con ruoli diversi) fatto arrivare in Italia (dietro il pagamento di 5, 6 mila euro) extracomunitari con un regolare visto di lavoro, ottenuto dalle autorità presentando le documentazioni richieste, senza però poi assumerli.
I ruoli, secondo la ricostruzione degli agenti di frontiera marittima della polizia di Savona (le manette erano scattate nel marzo 2013), sarebbero stati ben definiti. Ai vertici ci sarebbero stati Raffaella Cervetto e l’albanese Gentian Sabliqi (assistito dagli avvocati Ferrara e Iavicoli). Sarebbero stati loro che, con la scusa di aver bisogno di manodopera, si occupavano delle pratiche per fare ottenere il nulla osta della prefettura e il conseguente il visto di lavoro, agli extracomunitari “reclutati”.
I due tunisini, Mahjoud Bejaoui e Farhat Aloui, avrebbero avuto invece un compito di mediazione, quello cioè di trovare, attraverso parenti, amici e amici degli amici, connazionali interessati a trovarsi un lavoro in Italia, dietro al pagamento di cinque, sei mila euro.