Cronaca

Confisca dei beni di Antonio Fameli: discusso il ricorso in Appello

Fameli intervista su biografia e fascicoli

Savona. E’ stato discusso questa mattina davanti alla III Sezione della Corte d’Appello di Genova il ricorso presentato dai legali di Antonio Fameli contro la misura di prevenzione reale finalizzata alla confisca dei suoi beni, che era stata accolta dal Tribunale di Savona nel maggio scorso. Un pronunciamento che era stato impugnato dai difensori dell’ex imprenditore loanese, gli avvocati Gian Maria Gandolfo e Maurizio Frizzi.

Il sequestro dei beni di Fameli era stato chiesto dal pm Danilo Ceccarelli a margine dell’inchiesta nata dall’operazione “Carioca”, che lo vede accusato di riciclaggio, trasferimento fraudolento di valori, reati tributari, attività abusiva di intermediazione finanziaria e falso in atti notarili.

La difesa di Fameli stamattina, davanti ai giudici genovesi, ha contestato la tesi del pubblico ministero secondo cui mancherebbe un riscontro contabile in grado di giustificare l’acquisto ed il mantenimento della villa di Loano e di altre proprietà immobili e non da parte dell’imprenditore. Al termine della discussione i giudici della Corte d’Appello si sono riservati di decidere.

“Sostenere che la villa abbia una provenienza illecita è assurdo” ha spiegato l’avvocato Gian Maria Ganfoldo: “Abbiamo dimostrato che la casa è stata comprata nel ’77 e che, fino al ’93, Fameli aveva redditi regolarmente dichiarati molto alti, nell’ordine del miliardo di lire, quindi aveva certamente guadagni tali da giustificare il possesso del bene”. Su questi presupposti i difensori hanno chiesto la revoca della confisca dei beni e proposto, eventualmente, di disporre una perizia che possa verificare quanto Fameli guadagnasse negli anni ’80 e ’90 per valutare se quelle entrate fossero abbastanza per giustificare le sue proprietà, oggi oggetto di sequestro.

La richiesta di confiscare i beni di Fameli, gli stessi che sono già sotto sequestro preventivo su disposizione del gip, era stata presentata dalla Procura di Savona nel marzo 2012. Il tribunale aveva preso in esame la richiesta nel novembre dello stesso anno e solo nel maggio scorso si era espresso sulla misura. I beni colpiti dalla confisca sono 44 immobili tra terreni e abitazioni a Loano (tra cui la villa sulla via Aurelia al numero 271 che aveva ospitato anche la casa da gioco “Las Vegas), Boissano e Borghetto, ma anche società straniere per un valore totale che supera i 10 milioni di euro.

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