Cronaca

Acquistano una multiproprietà in Spagna e pagano in 6 anni 120.000 euro di tasse: ma era una truffa

costa brava spagna

Loano / Finale Ligure. Acquistano una multiproprietà in Spagna, ed in sei anni si trovano a pagare tasse su tasse. Imposte di ogni tipo, ad una schiera di presunte agenzie governative, fino a raggiungere l’impressionante cifra di 120.000 euro. Peccato che nessuna di quelle tasse fosse vera: era tutta una truffa.

La storia arriva dal ponente savonese. Tre persone di poco più di 70 anni, due di Loano e una di Finale, amiche di vecchia data, decidono nel 2007 di acquistare una casa in multiproprietà, per le vacanze. La scelta non ricade sulla “solita” Costa Azzurra, ma sulla Spagna: sono gli anni del boom per il turismo iberico, e i tre sono convinti che l’alloggio godrà di una rivalutazione negli anni.

Sia l’individuazione dell’alloggio che le normali attività di gestione avvengono attraverso Internet. Ed è proprio così che inizia il tutto. Qualcuno, non si sa se un parente, un conoscente, un buontempone o un truffatore di professione, inizia a mandare ai tre svariate mail con richieste di pagamento. Il mittente è, ogni volta, un ente spagnolo, un’istituzione o un’agenzia governativa.

Alcune motivazioni sono credibili, altre meno: tassa di proprietà, tassa sui rifiuti, tassa sulle finestre. Persino la famigerata IMU, imposta ovviamente italiana, viene richiesta ai tre dal “governo spagnolo”. Gli enti creditori si susseguono: il Ministero delle Entrate di Madrid, il Monte dei Pegni di Valladolid, il recupero crediti di Osasuna. Arrivano richieste persino dalla CIA e dalla “FBI Andalusa”. Ci si mette anche il calcio: una richiesta proviene dai comuni di Vigo e La Coruña, le due località che ospitarono il girone eliminatorio dell’Italia ai Mondiali spagnoli del 1982.

I tre ci cascano in pieno e, puntualmente, pagano le varie imposte ricevute sulla casella elettronica. In buona fede, magari a volte un po’ dubbiosi ma convinti dalla minaccia di problemi legali e sequestri in caso di inadempienza, ricaricano le Postepay del (o dei) furbastri. Per sei anni. Fino ad arrivare all’esorbitante cifra di 120.000 euro.

Ad un certo punto arriva l’ennesima mail, che impone ai tre multiproprietari di adeguare l’IMU a determinate condizioni, versando una maggiorazione di 8500 euro. Il testo è, come già accaduto altre volte, un po’ in spagnolo, un po’ in inglese. Forse stanchi di pagare, forse insospettiti da qualcosa di diverso, fatto sta che qualcosa scatta nella loro mente. Decidono finalmente di chiedere aiuto, scoprendo ben presto la colossale fregatura.

Ora, per i tre anziani, non rimane che la via della denuncia alla Polizia Postale. Difficile che serva a recuperare i soldi, la speranza è quantomeno quella di acciuffare il responsabile.

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