Cronaca

Muratore paralizzato dopo infortunio sul lavoro: tre condanne ed un’assoluzione

tribunale Savona

Savona. Tre condanne ed un’assoluzione. Si è chiuso con questo verdetto, questa mattina, il processo per il gravissimo incidente sul lavoro che, il 4 settembre del 2008, aveva coinvolto il muratore albanese Shaban Haxaj, rimasto poi paralizzato dal petto in giù. Per l’infortunio sono stati condannati Mario Musso, datore di lavoro dell’operaio, Maurizio Briano, il dirigente di fatto del cantiere, e Franco Rocciola, il direttore e responsabile dei lavori. E’ stato invece assolto Salvatore Gozza, il committente dei lavori.

La pena più severa è stata inflitta a Musso condannato ad un anno e quattro mesi di reclusione per le lesioni ed a sei mesi di reclusione per la violazione della Legge Bossi-Fini visto che il muratore lavorava in nero e senza avere il permesso di soggiorno. Rocciola e Briano, che insieme a Gozza avevano già risarcito il danno alla vittima dell’incidente (circostanza che ha permesso gli venissero concesse le attenuanti), sono invece stati condannati entrambi ad un anno di reclusione solo per il reato di lesioni gravissime in concorso.

Shaban Haxaj era precipitato dal terrazzo di una casa in ristrutturazione in Via Nazionale Piemonte, in località Maschio. Le sue condizioni, dopo un volo da un’altezza di circa quattro metri, erano apparse subito gravissime tanto che dopo un primo ricovero al San Paolo era stato trasferito nel reparto Rianimazione del Santa Corona di Pietra Ligure. Dopo diversi giorni di coma farmacologico, l’uomo era stato risvegliato, ma a causa delle gravi lesioni (diverse fratture a livello addominale) aveva perso l’uso delle gambe.

Dagli accertamenti eseguiti subito dopo l’incidente, al dramma si era aggiunto anche un doppio “giallo”: fin dal primo momento non era stato chiaro perché l’operaio si trovasse quella mattina in cantiere, né perché il cantiere fosse in attività dal momento che, come aveva precisato il progettista e direttore dei lavori, l’ingegner Franco Rocciola, “il cantiere avrebbe dovuto essere sospeso”. Dubbi si erano anche sollevati sulla tipologia di rapporti tra Haxaj e la ditta alla quale erano affidati i lavori, l’impresa Co.Ed. di Mario Musso, della quale l’albanese non era infatti risultato essere dipendente.

Secondo quanto accertato dagli inquirenti l’operaio era precipitato dopo che una vecchia ringhiera, che avrebbe dovuto essere sostituita, aveva ceduto all’improvviso. Il titolare della ditta si era sempre difeso spiegando che l’operaio era in quel cantiere perché doveva recuperare degli attrezzi, ma non per lavorare.

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