Legge di Stabilità, i balneari: “Altro che vendita delle spiagge, fare chiarezza”

Spiaggia

Liguria. “Negli ultimi giorni il dibattito pubblico sul disegno di legge di stabilità è stato quasi del tutto monopolizzato dagli emendamenti, presentati da senatori appartenenti sia alla maggioranza che all’opposizione, inerenti una diversa disciplina del procedimento, già vigente, di sdemanializzazione riguardante il demanio marittimo oggetto di concessione demaniale con finalità turistico-ricreativa. Dobbiamo, purtroppo, registrare che questi emendamenti sono stati oggetto, tranne poche e lodevoli eccezioni, di un vero e proprio ‘festival di dichiarazioni allarmistiche’ e di banalizzazioni tanto ironiche quanto superficiali che rischiano di impedire di comprendere il senso e la portata degli stessi oltre che di criminalizzare un comparto economico cruciale per il sistema turistico dell’intero Paese”.

Lo affermano in una nota i principali Sindacati degli imprenditori balneari: SIB – Confcommercio, FIBA – Confesercenti, CNA – Balneatori, Assobalneari Italia – Confindustria e OASI – Confartigianato.

“Si è gridato alla vendita delle spiagge quando non verrebbe in alcun modo toccato ciò che riveste ancora i caratteri della demanialità e nel mentre è stabilito il prezzo di mercato per la cessione di quelle limitate porzioni di aree che, al contrario, hanno perso definitivamente la destinazione ai pubblici usi del mare”.

“Si è urlato di un danno all’ambiente mentre oggi la disciplina dei litorali è minuziosamente subordinata da leggi, regolamenti e innumerevoli strumenti di pianificazione demaniale, ambientale e urbanistico, dalle Regioni agli Enti Locali, oltre che al parere vincolante delle Sovrintendenze, alla quale tutti, sia i titolari attuali che eventualmente i proprietari futuri, si attengono o dovranno attenersi”.

“In via preliminare si rileva che l’oggetto della ipotizzata vendita non sono né le spiagge, né il demanio marittimo ma solo quelle aree che, formalmente ancora classificate tali, non rivestono più i caratteri della demanialità per la irreversibile loro trasformazione a seguito delle opere che siano state regolarmente assentite dalla Pubblica amministrazione (è, infatti, ben acrobatico e surreale riconoscere la permanenza della destinazione a un “pubblico uso del mare”, ad esempio, di un ristorante realizzato oltre un secolo fa su quello che era allora demanio e che formalmente e anacronisticamente continua ad essere qualificato tale ancora oggi)”.

“Sulle modalità previste da queste proposte emendative si ribadisce che è del tutto fuori luogo parlare di “svendita” o di “regalo ai concessionari” in quanto le cessioni dovranno avvenire ai correnti prezzi di mercato. In definitiva, attraverso una ridefinizione delle competenze e del procedimento, si chiede ai concessionari balneari di venire incontro alle esigenze pubblicistiche di un rapido quanto significativo abbattimento del debito erariale facendosi carico di questa operazione straordinaria diretta a valorizzare, proprio nell’interesse pubblicistico, quei cosi detti ‘relitti’ che non rivestono più i caratteri della demanialità”.

“Questa iniziativa parlamentare, che segue analoghe prese di posizione di Autorevoli membri del Governo, trova l’interesse e il favore dei Sindacati di categoria, pur consapevoli del grande sforzo che si chiede a un settore stremato oltre che dalla crisi economica, dalla pressione fiscale (siamo le uniche aziende turistiche ad avere l’aliquota IVA ordinaria al 22% invece che quella speciale al 10% applicata a tutte le altre) e dall’incertezza normativa per una legislazione risalente al Codice della Navigazione che necessita di un riordino per adeguarla alla nuova realtà sia economica che ai principi costituzionali e comunitari” conclude la categoria dei balneari.

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