Cronaca

Coinvolto in lite tra ex fidanzati, è accusato di aver fatto trattenere il rivale in commissariato: poliziotto a giudizio

tribunale Savona

Savona. Un uomo trattenuto in commissariato, dopo una lite con la fidanzata, per essere fotosegnalato anche se i suoi dati identificativi erano già stati raccolti. Una procedura che, secondo la tesi della Procura, non sarebbe stata necessaria ed è costata il rinvio a giudizio ad un sostituto commissario alassino, Angelo Tomao. Il funzionario di polizia deve rispondere dell’accusa di sequestro di persona per aver trattenuto contro la proprio volontà il fermato, Stefano Mundula, negli uffici della polizia alassina.

A giudizio insieme al poliziotto c’è proprio Mundula con le accuse di violazione di domicilio e lesioni. La disputa tra i due imputati, la sera dell’11 giugno 2008, infatti non era nata tra le mura del commissariato, ma qualche ora prima a casa della ex fidanzata del secondo. Secondo quanto accertato, Mundula, originario di Milano, si sarebbe presentato a casa della ragazza, che era in compagnia di Tomao, ed avrebbe forzato la porta d’ingresso. Una volta entrato in casa i due uomini sarebbero venuti alle mani (“per ragioni private” si legge nel capo d’imputazione) riportando entrambi lesioni giudicate guaribili in 10 giorni. A quel punto erano intervenuti altri poliziotti, allertati dalla donna, che avevano raccolto la sua denuncia e accompagnato l’ex in commissariato.

Qui, secondo la denuncia di Mundula, su “suggerimento” di Tomao lo avrebbero trattenuto per fotosegnalarlo. Visto che ormai erano le 4 di notte l’attesa si sarebbe prorogata fino al mattino seguente quando, all’arrivo del dirigente Gianfranco Crocco, il fermato era stato rilasciato senza essere fotosegnalato. L’accusa sostiene che Mundula fu trattenuto ingiustamente visto che i poliziotti lo avevano già identificato attraverso la carta d’identità e la testimonianza della presunta parte offesa, ovvero l’ex fidanzata.

Tomao, difeso dall’avvocato Franco Vazio, ha sempre sostenuto di aver seguito la normale procedura visto che il fotosegnalamento sarebbe stata una prassi consueta nel commissariato di Alassio nei casi di persone convocate in flagranza di reato. Inoltre, sempre secondo la difesa, era stato il presunto sequestrato a volersi fermare per attendere il responsabile dell’ufficio per riferirgli dell’accaduto.

Il processo è ripreso questa mattina con la deposizione di alcuni testimoni tra i quali dei colleghi di Tomao. I poliziotti hanno confermato in aula che il fotosegnalamento era una procedura di routine nei loro uffici. Il processo è stato poi rinviato al prossimo maggio.

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