Il reggae di Raphael da Savona alla conquista del mondo senza scordare le origini: “Balla coi cinghiali torni per svecchiare la Liguria”

Savona. Dalla Liguria, precisamente da Savona, all’Austria per produrre il suo primo disco da solista. Il volto, ma soprattutto la voce, di Raphael sono ben noti agli appassionati di musica: da dieci anni questo ventisettenne è uno dei rappresentanti più talentuosi ed apprezzati del genere reggae. Nonostante una carriera, iniziata con la banda Eazy Skankers, costellata di successi per tentare il “salto di qualità” l’artista savonese è dovuto emigrare in terra austriaca. Qui, grazie all’etichetta Irievibrations Records, è nato “Mind – vs – Heart”, il suo primo album (pubblicato ieri) che Raphael definisce “introspettivo, personale e globale”.

In occasione dell’uscita del suo disco il cantante savonese (è nato nella città della Torretta da papà nigeriano e mamma savonese) era ad Alassio per un concerto al Movida. Il live alassino è stata l’occasione per una chiacchierata a 360° con Raphael che ha parlato di presente, passato e futuro.

Il presente si chiama appunto “Mind – vs – Heart”, il suo primo lavoro da solista che però mantiene anche un forte legame con il passato: “E’ un piccolo giro di boa dei tanti che ci sono nella vita. Oggi esce il mio nuovo disco, quello d’esordio da solista, che segna un po’ un ingresso ufficiale nel mondo della discografia ‘reale’ visto che è disponibile su Itunes, ma anche su tutte le piattaforme digitali ed è distribuito fisicamente in tutto il mondo. Sono molto contento perché vuol dire andare avanti, ma senza dimenticare da dove vengo: nel disco di Raphael solista ci sono alcuni pezzi composti e suonati dalla mia band di sempre, gli Eazy Skankers. Quindi è un andare avanti, ma senza modifiche e tagli con il passato”.

Come capita spesso di questi tempi ai giovani italiani, per riuscire ad affermarsi, occorre lasciare il Belpaese. Così è successo a Raphael che però, almeno per la prima data del suo tour è tornato a casa: “Oggi esce il disco e siamo qui al Movida di Alassio in questa splendida location nella mia Liguria. Il tour mi porterà anche in Francia, Austria e Spagna, ma posso dire che, per quanto sia bella l’Europa, bella come la Liguria ‘nu ghe n’é’. Però forse vale il detto ‘Nemo propheta in patria’ visto che, dopo dieci anni di musica, sono dovuto emigrare in Austria per fare il mio disco”.

Anche se forse è difficile da credere, come spiega lo stesso Raphael, le “fredde montagne tirolesi” sono una delle case della musica reggae. “In Giamaica si ascolta reggae, ma quello migliore si produce in Europa. L’etichetta Irievibrations Records, che ha prodotto il mio disco, ha anche prodotto in passato dischi per Luciano, Anthony B., Perfect che sono i nomi top della musica reggae mondiale”.

L’artista savonese sottolinea l’importanza di avere una casa discografica alle spalle: “Per la prima volta non dipende tutto da me, ma c’è una struttura dietro che collabora al progetto ed è molto bello. Fare musica in Italia è difficile: spesso mi ritrovo a dover spiegare che è un lavoro, la gente non lo capisce. Già quindi si deve combattere contro i mulini a vento, in più se ti ritrovi a dover fare tutto da solo diventa un po’ difficile. Tanto che, dopo dieci anni, due dischi autoprodotti e tanti concorsi vinti, con la band – gli Eazy Skankers, formazione con cui Raphael ha iniziato a suonare nel 2002 ed ha raggiunto molti successi ndr -la situazione stentava a decollare. Da quando collaboro con questa etichetta austriaca sicuramente ci sono stati dei passi avanti, soprattutto a livello europeo. Bisogna infatti uscire dalla porta di servizio in Italia per poi rientrare da quella principale. Penso che quando gli addetti ai lavori, i media e i locali vedano che funzioni fuori allora cominci a funzionare anche in casa”.

“In ogni caso sono contento perché ho la possibilità di aver fatto del mio sogno il mio lavoro, facendo tutti gli scongiuri del caso. In un periodo in cui la precarietà è la parola d’ordine, a maggior ragione, precariato per precariato, almeno faccio quello che mi piace fare” osserva Raphael che se sente accostare il suo nome alle parole “uno che ce l’ha fatta” con grande umiltà spiega: “Io mi considero alla fine del mio apprendistato, ad un buon punto della gavetta, poi non si è mai arrivati. Il giorno che ti senti arrivato è finita. Sicuramente avere la possibilità di espandersi e fare esperienza è importante. Purtroppo il talento non basta, bisogna avere anche i contatti e la strada giusta da percorrere. Sicuramente questi dieci anni che ho alle spalle di concerti, in posti piccoli e grandi, mi hanno formato”.

Per finire il cantante savonese ribadisce ancora una volta il suo legame con la sua terra natale lanciando un appello pro-Balla coi cinghiali: “Speriamo che questo evento torni con tutti i suoi palchi, cito anche il ‘Ragga coi cinghiali’ che era l’area dedicata a questo tipo di musica a Bardineto, che poi è diventato quasi un festival nel festival. Spero che davvero trovino un modo per ripartire più grandi e meglio di prima perché abbiamo bisogno di realtà così. La Liguria non deve morire, ricordiamoci che Savona è la provincia più vecchia, nella regione più vecchia, nello stato più vecchio del continente più vecchio del mondo. Sembra quasi una barzelletta, ma è vero. Quindi c’è bisogno di eventi come Balla coi cinghiali”.

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