Cronaca

Abusi edilizi, il sindaco di Albenga: “Estranea ai fatti”

Albenga. “Sono estranea a questa vicenda”: lo ribadisce il sindaco di Albenga, Rosy Guarnieri, a proposito del processo per presunti abusi edilizi che vede coinvolta la casa di Bastia, e nell’ambito del quale il pm Danilo Ceccarelli ha chiesto per il primo cittadino quattro mesi di arresto e 20 mila euro ammenda.

Stessa pena chiesta per il marito Franco Vairo, e le figlie del sindaco, Micaela e Tatiana Pizzo (comproprietari dell’immobile), oltre a Franca Zoccali (tecnico direttore dell’ufficio urbanistica del Comune); sei mesi di reclusione sono stati invece chiesti per abuso edilizio e falso per l’ex marito della Guarnieri, Domenico Pizzo, e per Filippo Pizzo, progettista della ristrutturazione della palazzina di Bastia, di proprietà della famiglia, al centro della vicenda.

“Ritengo che si tratti di un atto solo politico: è ovvio che il pm deve ora fare la sua parte quindi qualcosa deve ben chiedere – continua Guarnieri – La mia difesa ha sottolineato l’impossibilità da parte mia di creare un abuso e quindi qualcuno deve spiegarmi come posso aver commesso un atto illegittimo o posso aver preteso un atto illegittimo in un momento in cui non avevo la titolarità del permesso e neppure la nuda proprietà dal momento che ho acquisito un piano di quella palazzina solo successivamente al rilascio del permesso di costruire”.

Per la difesa il sindaco Guarnieri e l’attuale marito Franco Vairo e le sorelle Pizzo, sarebbero estranei ad ogni accusa in quanto sono proprietari e non sono mai stati titolari di alcun permesso a costruire. Errori formali, sempre per la difesa, sarebbero stati commessi da Zoccali, con Domenico Pizzo che avrebbe ottenuto un permesso senza sapere che fosse illegittimo. Filippo Pizzo avrebbe commesso un errore materiale, anche se l’allora legge regionale avrebbe consentito una concessione per ottenere il permesso contestato.

Per il pm Ceccarelli, invece, la legge regionale è stata applicata in maniera palesemente scorretta, con gli imputati che avrebbero dovuto valutare la legittimità dell’atto amministrativo, senza rilasciare alcun permesso edificatorio: la casa che sarebbe stata ristrutturata superando di quaranta centimetri l’altezza consentita dalla normativa urbanistica.

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