Garlenda, pienone per la mostra “Fauna: dal mare alle Alpi liguri”

Garlenda. Ci si deve armare di attrezzatura ad hoc e di tanta pazienza per scattare foto così. “Clic” che immortalano i tanti esemplari – spesso rarissimi – che abitano la foce del Centa, così come le alture nostrane. Lo sa bene l’architetto Roberto Barbera, appassionato di fotografia, e protagonista, con i suoi scatti, della mostra “Fauna: dal mare alle Alpi liguri” ospitata presso la sala espositiva delle opere parrocchiali di Garlenda dall’11 al 13 ottobre.

Una mostra che ha avuto un grande successo di pubblico, grazie a “soggetti” di rara bellezza che vivono nei pressi del fiume che attraversa Albenga e sulle alture. “La foce del fiume Centa rappresenta un habitat molto importante per numerose specie di uccelli che vi stazionano durante l’inverno e vi transitano durante i periodi migratori, come l’airone bianco maggiore, la garzetta e il martin pescatore – spiega Barbera – La collina e la bassa montagna del nostro entroterra ospita invece una numerosa popolazione di daini. Nel mese di ottobre, durante il periodo degli amori, si può sentire, anche da notevole distanza, il bramito dei maschi, i quali danno vita a spettacolari combattimenti per conquistare le posizioni migliori all’interno delle arene. In alta montagna si possono invece incontrare moltissimi animali alpini come la marmotta, il camoscio e la maestosa aquila reale”.

Ma ci vuole dedizione e pazienza per fotografarli da vicino. “Nel mese di settembre, in un vallone poco frequentato dagli escursionisti nella zona del Marguareis, il monte più elevato delle Alpi Liguri, dopo quasi un anno di ricerche, ho finalmente avvistato e fotografato il raro camoscio dal mantello grigio – continua Barbera – La fatica per raggiungere i luoghi frequentati da questo splendido animale con la pesante attrezzatura fotografica, sono stati ampiamente ripagati da questi scatti”.

A Garlenda non sono state esposte solo le foto ma anche le attrezzature necessarie per immortalare gli animali. “In particolare, i visitatori sono rimasti colpiti dalla rete mimetica che utilizzo per mimetizzarmi ed integrarmi nell’ambiente per non essere visibile agli occhi dell’animale – racconta l’architetto-fotografo – Grazie a questo piccolo allestimento che ho fatto all’interno dello spazio dove erano collocate le foto, si è capito che per ottenere certi scatti, come quelli, ad esempio, del martin pescatore, è necessario, prima di tutto, preparare accuratamente l’appostamento con la rete per ottenere un perfetto mimetismo e, successivamente, aspettare pazientemente il soggetto da fotografare”.

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