Carceri, plauso del Sappe alle parole di Napolitano: “Ma indulto non basta, serve riforma e nuove strutture”

Carcere di Savona

Savona. “Apprezzo l’iniziativa del Capo dello Stato Giorgio Napolitano con la quale ha chiesto al Parlamento iniziative concrete per far si che la situazione dei penitenziari venga ripristinata ai livelli di tollerabilità e sicurezza. La situazione è allarmante, ma amnistia e indulto da soli non bastano: serve una riforma strutturale dell’esecuzione della pena”. A dirlo è Roberto Martinelli, segretario generale aggiunto del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe, che commenta le parole del presidente della Repubblica sulla situazione carceri, evidenziando la difficile situazione della Liguria ed in particolare del Sant’Agostino, con il savonese al centro del dibattito proprio per la necessità di realizzare una nuova struttura penitenziaria.

“Al 31 settembre scorso erano ad esempio presenti in Liguria 1.770 detenuti, cifra addirittura superiore ai tempi immediatamente precedenti l’indulto del 2006. La capienza regolamentare degli Istituti penitenziari liguri ammonta a 1.012 posti letto. Non solo: la presenza di stranieri tra i reclusi della Liguria si attesta stabilmente tra il 50 ed il 60% dei presenti: sono infatti complessivamente 1.012. In Liguria abbiamo anche la percentuale più alta a livello nazionale di detenuti tossicodipendenti (circa il 40% dei presenti rispetto ad una media nazionale del 25%) e, altro record negativo a livello nazionale, quello dei detenuti che lavorano, che in Liguria sono solo il 15% dei presenti. Abbiamo più detenuti condannati (991) che in attesa di giudizio (778) pur avendo in Regione una sola Casa di reclusione, Chiavari”.

“Dire oggi quanti usciranno con possibili atti di clemenza è impossibile perché bisogna vedere cosa uscirà dal Parlamento, quali reati saranno esclusi e quale arco temporale coprirà l’indulto – erano 3 anni in quello del 2006 -. In Liguria abbiamo anche 441 persone affidate in prova ai servizi sociali, 29 detenuti in semilibertà, 243 in detenzione domiciliare e 247 impiegati in lavori di pubblica utilità, 244 dei quali per violazione di norme del Codice della strada. Questi emblematici dati dovrebbero far comprendere una volta di più anche ai non addetti ai lavori ma soprattutto a mondo politico e parlamentare come i livelli di sicurezza dei nostri penitenziari siano assai limitati e in quali drammatiche e difficili condizioni lavorino con professionalità e senso del dovere le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria in Liguria, carenti in organico di ben 400 unità in meno”.

“Ma amnistia e indulto da soli non bastano: bisogna riformare strutturalmente l’esecuzione della pena in Italia ed in Liguria. Pensare di risolvere i problemi del sovraffollamento delle carceri con una legge che, di fatto, darà la possibilità a chi si è reso responsabile di un reato di non entrare in carcere, è sbagliato, profondamente sbagliato ed ingiusto. Le soluzioni potevano e possono essere diverse: nuovi interventi strutturali sull’edilizia penitenziaria, l’aumento di personale e di risorse, anche modifiche normative sulle disposizioni penale, riservando il carcere ai casi che lo meritano davvero. Ma intaccare la certezza della pena per coprire le inefficienze e le inadempienze dello Stato è sbagliato. Certo, il dato oggettivo è che il carcere, così come è strutturato e concepito oggi, non funziona. Ma certezza della pena vuol dire anche espellere i detenuti stranieri per fare scontare loro la detenzione nei Paesi di provenienza, far scontare ai tossicodipendenti la pena nelle Comunità di recupero e non in carcere, impiegare i detenuti che non sono pericolosi ed hanno pene brevi da scontare in misure alternative al carcere, impiegandoli davvero e concretamente in lavori di pubblica utilità a favore del territorio”.

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