Cronaca

No al forno crematorio, il comitato di Leca d’Albenga: “Delibera antidemocratica, il Comune deve ascoltarci”

Albenga. Forno crematorio? No, grazie. Non che qualcuno lo abbia chiesto loro, ma i cittadini di Leca d’Albenga, riuniti in un comitato che porta avanti lotte per la difesa del proprio territorio, vogliono dirlo forte e chiaro a chi, fino adesso, non si sarebbe preso la briga di consultarli su una questione destinata a incidere sulle loro vite.

Questa mattina, il banchetto contro la delibera comunale dello scorso 13 agosto, in cui si parla della realizzazione della struttura nel cimitero della frazione ingauna da parte di un gruppo di privati, faceva mostra di sé in piazza del Popolo per una raccolta firme che ha già incassato più di un migliaio di sì. Il 22 agosto, giorno in cui la notizia del progetto del forno crematorio ha occupato le pagine dei giornali locali, i cittadini di Leca avevano già raccolto 100 firme in poche ore, e l’iniziativa prosegue anche in questi giorni. Con la speranza che anche altri si uniscano alla loro battaglia.

“I motivi per cui diciamo no sono molti – dice Davide Milani, del comitato dei cittadini di Leca – Innanzitutto per il fatto che verrebbe realizzato nel centro abitato, poi contestiamo il fatto che ciò venga deciso tramite delibera, senza sentire la cittadinanza; infine critichiamo il fatto che sia completamente privato”.

“A Savona è stata deliberata la costruzione di altri due forni, completamente pubblici: ci chiediamo perché gli introiti derivanti dal forno crematorio ad Albenga debbano entrare solo nelle casse dei privati. Noi stiamo cercando tutti i dati e le analisi chimiche relative ai vari forni crematori del Paese, per dimostrare che le possibilità di inquinamento forte sono importanti” continua Milani.

“Prendiamo il settore dell’agricoltura: in Emilia succede che i protocolli che seguono la compravendita di fiori e piantine sottolineano che questa sia legata ai tre chilometri di distanza da ogni fonte di inquinamento. Questo vuol dire che tutte le aziende che si trovano all’interno di questi 3 km potrebbero non vendere più i propri prodotti” spiega il portavoce del comitato.

“Poi troviamo scandaloso che su una questione così importante l’amministrazione pubblica non si preoccupi di informare e di sentire prima la cittadinanza: penso che tutto ciò sia antidemocratico. A Leca siamo circa tremila abitanti, la prima casa è a 50 metri dal cimitero, a 400 metri c’è una scuola: credo che la questione ci riguardi da vicino. Per non parlare del fattore psicologico. Se facessimo il conto di tutte le salme che arriverebbero in particolare dalla provincia di Imperia, sprovvista di una struttura simile, con il conseguente e continuo corteo di carri funebri, ci sarebbe di che deprimersi. Senza contare che a Leca non vi è nemmeno una viabilità adeguata”.

“Il nostro è un comitato spontaneo e senza colori politici, ma accogliamo volentieri tutti coloro che vorranno unirsi alla nostra battaglia: al momento ci danno una mano il Movimento 5 Stelle, Sel e il Pd ha fatto per ora solo una dichiarazione ‘contro’. La porta è aperta a tutti coloro che ci volessero aiutare” conclude Milani.

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