Alassio. Il loro “disinteresse storico” per un vero e proprio patrimonio culturale che dovrebbe essere a disposizione di tutti e non solo per pochi, è a dir poco uno sfregio per studiosi, esperti e per tutti i cittadini. Il fatto di aver trovato un nuovo relitto di una nave sconosciuto a tutti, e di essere quindi gli autori del più importante ritrovamento archeologico della Liguria degli ultimi decenni, non ha minimamente toccato la loro sensibilità, ma solo stuzzicato la propria smisurata avidità.
Sì, perché sono proprio i trafugatori di anfore e reperti archeologici individuati grazie all’operazione dei carabinieri “Nemo 2”, coloro che hanno scoperto per primi l’esistenza di una nave oneraria romana del II secolo a.C., di cui nessuno, fino ad oggi, sapeva nulla, al largo della costa di Imperia. I militari di Alassio, guidati dal maggiore Samuele Sighinolfi, insieme al Capitano Lutzu del Tpc e al personale del Centro Carabinieri Subacquei (guidati dal Ten.Col. Francesco Schilardi), se ne sono accorti analizzando le anfore sequestrate ai tombaroli del mare – molte delle quali avevano caratteristiche differenti da quelle ritrovate nei relitti già noti che si trovano nel nostro mare – e ritrovando alcune cartine nautiche in cui vi erano indicazioni della presenza della nave di cui non si aveva alcuna notizia.
E’ proprio il maggiore Sighinolfi a spiegare tutto l’iter che ha portato al più importante ritrovamento storico della Liguria: “Questa operazione è la prosecuzione di ‘Nemo’ che aveva già portato all’arresto di un trafugatore di reperti archeologici a Ceriale. Successivamente sono stati individuati altri ‘tombaroli del mare’ a Imperia e, grazie alle conseguenti perquisizioni, siamo riusciti a recuperare numerosissimi reperti archeologici: una grossa quantità di anfore, ma anche oggetti più rari, da un vaso greco a un anello romano con sigillo imperiale, solo per fare qualche esempio”.
“Durante queste perquisizioni, però, abbiamo rinvenuto delle carte nautiche con dei punti nave indicati come ‘relitto storico’, ma non ci risultava che lì vi fossero navi affondate – continua il maggiore Sighinolfi – Per cui considerando che tra le anfore ritrovate vi sono pezzi che non è possibile attribuire a nessun relitto conosciuto in Liguria, abbiamo deciso di esplorare le profondità con il supporto del Centro Carabinieri Subacquei per verificare cosa ci fosse. La sorpresa è stata quella di imbatterci in un nuovo relitto di nave oneraria romana del II sec. a.C. Una scoperta definita importantissima dai funzionari della Sovrintendenza. Questo relitto si aggiunge ai 4 già conosciuti in Liguria, e sicuramente darà un contributo alla storia e alla ricostruzione dei traffici nel nostro mare”.
La nave, lunga una cinquantina di metri, si trova di fronte all’abitato di Imperia, a 1 miglio e mezzo dalla costa e a 50 metri profondità: in mezzo al nulla insomma, quindi bisogna conoscere precisamente le coordinate per poterci arrivare. Il valore storico è incalcolabile, quello monetario dipende dalla quantità di anfore che si trova nella parte bassa, quella non visibile.
Ora sono 28 gli indagati tra Savona e Imperia (più un arrestato), tra trafugatori e persone che a vario titolo detenevano questi preziosissimi oggetti o perché offerti in regalo o per ragioni varie. I carabinieri hanno scoperto che le anfore sono state piazzate in giro per l’Italia: una è stata trovata ad esempio a Busto Arsizio, in casa di un professionista che l’avrebbe ricevuta in dono da uno dei ‘ladri del mare’. Questi ultimi erano ben organizzati, e avevano un proprio listino prezzi per ogni tesoro rubato, per il suo restauro e per la vendita dei piedistalli o di altri oggetti utili per la loro esposizione. Pare fossero bravissimi a far tornare come nuove anche le anfore più antiche e più danneggiate.
Questo è solo l’ultimo capitolo dell’operazione Nemo che ha accertato un traffico e una sottrazione di reperti archeologici dal relitto al largo delle coste di Albenga e, ora, anche da questa nuova e sconosciuta nave, che andava avanti almeno dal 2008. All’inizio delle indagini era finito nei guai un ex corallaro di professione, Giovambattista Pesce, di Ceriale, mentre le denunce avevano dapprima riguardato 7 persone. Ma i controlli non si sono fermati, e si è aperto anche il capitolo imperiese (che ha coinvolto anche Claudio Scajola, trovato in possesso di un reperto che, secondo l’accusa, sarebbe uno di quelli rubati, anche se l’ex ministro ha fornito agli inquirenti documenti e spiegazioni precise al riguardo) con l’epilogo di oggi.
L’importantissimo ritrovamento dal punto di vista storico culturale permetterà agli studiosi di comprendere meglio i traffici e le rotte commerciali delle navi romane che solcavano i mari liguri. Un relitto con questo tipo di anfore peraltro non era ancora stato ritrovato in Liguria. Gli investigatori con l’aiuto dei sommozzatori del Centro Carabinieri Subacquei, sperano nel prossimo futuro di riuscire a trovare qualche altro tesoro sconosciuto, analizzando altre carte nautiche sequestrate.