Politica

Forno crematorio a Leca, l’assessore Ciangherotti: “Il problema inquinamento non esiste, ecco i dati”

progetto area crematorio leca albenga

Albenga. “Tanta polemica per nulla. Alla fine, c’è più gusto a discutere di forno crematorio con dati alla mano. Ho letto che a guidare il fronte del dissenso c’è un ‘comitato’ che protesta contro l’ubicazione del forno crematorio in area cimitero di Leca perché ‘zona densamente popolata, con una viabilità che raggiunge il limite della congestione in alcuni periodi dell’anno e circondata dalle coltivazioni dei prodotti tipici che hanno fatto di Albenga una città rinomata’. A tutti, interessa prima di tutto salvaguardare la salute pubblica. Anche a me. Oltretutto a Leca, in famiglia…”. Lo afferma l’assessore comunale Eraldo Cinagherotti in merito al dibattito in corso ad Albenga sulla realizzazione di un’area crematoria nel cimitero di Leca d’Albenga.

“E – a differenza di chi fa sparate senza cognizione di causa, manco fosse a fare affari tra le bancarelle al mercato – mi sono informato e documentato, grazie alla collaborazione di un’azienda del settore, la G.E.M. S.r.l, per capire da un punto di vista di rispetto ambientale e di salvaguardia del bene della comunità, quale impatto abbia un forno campione”in funzione sul nostro territorio cittadino al ritmo di 5 cremazioni al giorno per 250 giorni circa all’anno di lavoro. Interessanti i dati scientifici, gli unici difficilmente manipolabili dalla parte politica. Se si considera che, per ogni cremazione, in media vengono prodotti 98 grammi di CO, un forno in funzione durante un anno intero produce una quantità di CO inferiore a quella prodotta da 50 calderine per riscaldamento domestico accese a regime di 14 ore al dì per 180 giorni. I nostri termosifoni – anche solo quelli del comitato – sono più impattanti. Infatti, nella sola area della frazione di Leca, vi sono 981 nuclei di famiglie anagrafiche che, con altrettante caldaie, solo per riscaldarsi durante i mesi invernali alle nostre latitudini, producono ben 2488.06 kg di CO all’anno” spiega l’assessore albenganese.

“Non solo. Il paragone anche con la circolazione stradale all’interno della città è pure interessante. Per ogni giornata di lavoro del forno, con 5 salme cremate, si ha un’emissione di 490 gr di CO. Pari alla quantità di CO prodotta da 28 veicoli Euro 3-4 che , nel giro di pochi minuti, transitano regolarmente nei 5 km del tratto albenganese della provinciale Aurelia tra il confine con Ceriale ed Alassio. Pari a 37 veicoli Euro 3-4 che percorrono il tratto stradale dalla Caserma Piave fino alla ex centrale del latte. Pari a 33 veicoli Euro 3-4 che da piazza del Popolo arrivano al casello autostradale di Albenga. Insomma, urlando al lupo al lupo, tentando di ingigantire le cose, come fanno il Pd, i comitati del Nimby, o i disinformati, si rischia di fare brutta figura. E di sprecare fiato inutile, che inquina molto più di un impianto di cremazione” conclude Ciangherotti.

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