Cronaca

Ara crematoria a Leca, il Comitato territoriale replica a Guarnieri: “Ubicazione non idonea”

asilo Leca

Albenga. “Caro sindaco, forse non ci siamo capiti”. Inizia così la replica del Comitato territoriale sulla questione della protesta dei cittadini contro la realizzazione di un’ara crematoria davanti al camposanto di Leca. “Dopo le prime polemiche suscitate dalla protesta contro il forno crematorio, il Comitato territoriale si rivela, come già in passato, sostenitore del bene comune” precisano i portavoce del Comitato.

“È una protesta di tanti e non di singoli quella coordinata dai Comitati ingauni attraverso una petizione che, in breve tempo, è stata accolta favorevolmente da numerosi cittadini di tutto il comune di Albenga. Una petizione per chiedere a gran voce un confronto con le istituzioni che, complice il clima vacanziero, ravvisando un non meglio precisato interesse pubblico, hanno approvato un progetto per la realizzazione di una ‘ara crematoria’ presso il cimitero di Leca. Un progetto concreto e non una proposta, quello deliberato, che, in mancanza di un confronto preventivo, non ha lasciato spazio ai cittadini se non quello di unirsi in una protesta. Una contestazione non contro la libera scelta della cremazione ma contro l’ubicazione individuata per la struttura: una zona densamente popolata, con una viabilità che raggiunge il limite della congestione in alcuni periodi dell’anno e circondata dalle coltivazioni dei prodotti tipici che hanno fatto di Albenga una città rinomata” precisano dal Comitato.

“Un’area che, nel raggio di 450 metri, raggruppa il comprensorio scolastico di Leca che ospita un asilo nido, la scuola materna e quella primaria e secondaria inferiore, per un bacino di utenza di circa 500 bambini di età da uno a quattordici anni. Una scelta, quella del Comune, che i cittadini ritengono lesiva dell’interesse pubblico su più fronti: la zona già fortemente urbanizzata che si troverebbe a ridosso del forno crematorio, al contrario di quello di Zinola che è situato in una zona industriale distante dai centri abitati, infatti, sarebbe oggetto di una repentina svalutazione e di un drastico deprezzamento degli immobili – proseguono dal Comitato -. Chi ha acquistato a caro prezzo e spesso con sacrifici un’abitazione vedrebbe il valore del proprio investimento, già provato dall’attuale crisi economica, pressoché azzerato, la stessa sorte toccherebbe alle imprese che hanno sviluppato progetti immobiliari nella zona. Che dire poi di chi già affronta quotidianamente difficoltà ed imprevisti con la coltivazione della terra: i quattro presidi slowfood di cui la città va fiera ne gioverebbero? Ci troveremmo quindi davanti ad uno stuolo di cittadini pronti a chiedere il risarcimento al Comune di Albenga, causa di questi gravi danni economici?”.

“Tutto ciò, tra l’altro, darà vita all’ennesima modifica di un piano regolatore obsoleto, mai rinnovato da trent’anni se non con ripetute e repentine varianti effettuate con un’attenzione rivolta all’interesse di pochi a scapito di quello comune, con una visione miope, che non tiene conto dell’intero sistema territoriale ma si fossilizza su di una sola parte. In attesa di capire, attraverso un vero confronto, quale sia l’interesse pubblico con il quale l’amministrazione comunale ingauna ha giustificato la realizzazione di una ‘ara crematoria’ nella città di Albenga, i cittadini continuano ad unirsi sottoscrivendo la petizione, i moduli per la raccolta firme sono stati distribuiti su tutto il territorio comunale e sono presenti nella maggior parte degli esercizi commerciali” concludono dal Comitato territoriale per la salvaguardia del territorio.

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