Cronaca

Maxi condanna per algerino arrestato durante blitz nell’Ortofrutticola: 10 anni e 10 mesi di reclusione per spaccio

Carabinieri - Albenga

Albenga. Dieci anni e dieci mesi di reclusione, oltre a 50 mila euro di multa. E’ questa la maxi condanna inflitta questa mattina in tribunale a Rihad Maroufi, 39 anni, algerino, che doveva rispondere dell’accusa di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. L’uomo era finito in manette lo scorso 13 giugno durante un blitz del Nucleo Operativo e Radiomobile dei carabinieri della Compagnia di Albenga nell’ex sede dell’Ortofrutticola, in via Dalmazia.

I militari avevano fatto irruzione nella struttura, da tempo utilizzata come bivacco clandestino, per identificare eventuali clandestini e lì avevano trovato Maroufi ed altri tre connazionali. Secondo quanto gli veniva contestato, all’arrivo dei militari, l’algerino aveva gettato da una finestra qualcosa. L’oggetto misterioso si era poi rivelato un calzino contenente 22 grammi di eroina suddivisa in 57 dosi pronte da smerciare. Per Maroufi, già arrestato nel 2008 per reati simili e da poco tempo fuori dal carcere, era così scattato l’arresto. I carabinieri nella stanza dove alloggiava avevano trovato anche, nascosti all’interno di un tubo, 700 euro ritenuti provente dell’attività illecita.

L’algerino era poi finito a giudizio per direttissima: in aula, assistito dall’avvocato Nazareno Siccardi, si era difeso con decisione. L’uomo aveva negato che lo stupefacente fosse il suo e di essersene disfatto all’arrivo dei militari. Una tesi sostenuta anche dal difensore: “In quella stanza c’erano quattro persone, non c’è la prova che la droga fosse del mio assistito. E’ improbabile poi che chi l’ha gettata dalla finestra lo abbia fatto davanti ai carabinieri visto che, per poter entrare nell’edificio, hanno impiegato alcuni minuti e gli occupanti si erano accorti del loro arrivo”. All’imputato sono anche state inflitte una serie di pene accessorie: l’interdizione (perpetua dai pubblici uffici e lagale) e l’espulsione dal territorio italiano. In serata il difensore Nazareno Siccardi ha inviato una dura lettera per contestare la sentenza che parlava di un caso di “mala giustizia”.

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