Albenga. Azioni forti, che coinvolgano la categoria, sì, ma anche il territorio, e una politica spesso latitante. Sono quelle che gli avvocati del foro savonese, riuniti oggi in un’assemblea straordinaria convocata dal presidente dell’Ordine, Fabio Cardone, presso il tribunale ingauno, invocano a gran voce in vista della fatidica data del 13 settembre, giorno in cui la sede distaccata di Albenga verrà formalmente accorpata a quella centrale.
Un’opzione potrebbe essere quella di uno sciopero bianco da attuarsi subito dopo la pausa estiva: questa mattina, però, la decisione che sembrava essere condivisa dalla maggior parte dei presenti, è stata rimandata perché non prevista dall’ordine del giorno della riunione, e, dunque, per rispetto agli assenti. Anche perché, se sciopero sarà, dovrà essere portato avanti da tutti, nessuno escluso.
Ma quello che sta a cuore alla categoria – definita dal ministro Cancellieri una “lobby”, con conseguenti proteste e un parziale passo indietro dell’ultim’ora – è che i cittadini stessi siano coinvolti in una battaglia che non sarebbe solo contro la chiusura del tribunale, ma contro un graduale depauperamento di risorse sul territorio ingauno (si pensi ad esempio all’ospedale).
A tracciare un quadro della situazione è lo stesso presidente Cardone. “Per la data in cui diverrà efficace la riforma della geografia giudiziaria, ossia il 13 settembre, ad Albenga e Savona vi è una situazione abnorme e non sostenibile. Il Comune di Savona, che per legge dovrebbe provvedere al trasferimento, ha dichiarato per iscritto che non ha i soldi per dare vita a questa operazione, né ha i soldi per adeguare la struttura della sede centrale alle necessità e ai problemi di sicurezza derivanti dall’accorpamento. Una sicurezza della struttura che sia il procuratore della Repubblica che la presidenza del tribunale hanno dichiarato essere insufficiente”.
“Oggi abbiamo preso alcune decisioni importanti – spiega l’avvocato Cardone – Soprattutto il coinvolgimento dei cittadini, perché questa è una battaglia a favore della cittadinanza. Abbiamo calcolato che ogni anno la sede distaccata coinvolge circa 35 mila persone che, dal 13 settembre, dovranno recarsi presso la sede centrale con grande disagio. Abbiamo altresì preso la decisione di ricorrere in via amministrativa, tanto nell’ambito del procedimento con il quale abbiamo chiesto la proroga di cinque anni che contro l’eventuale decisione del Ministro se non dovesse assecondare la nostra richiesta. Terzo punto, altrettanto importante, è il coinvolgimento dei nostri organismi nazionali, con i quali abbiamo un contatto quotidiano e con i politici che oggi si trovano ad operare presso il Parlamento. Uno fra tutti l’onorevole Vazio, che riceveremo lunedì mattina alle 12,30”.
Le proroghe cui fa riferimento il presidente dell’Ordine riguarerebbero anche il solo trasferimento di personale e arredi da Albenga ma non di archivi (cinquemila fascicoli correnti, senza contare l’archivio da 30 mila fascicoli).
E, sulle “azioni forti” invocate in assemblea, il presidente dell’Ordine afferma: “Queste ultime hanno per oggetto il pieno rispetto del Codice di Procedura Civile. Sottolineiamo che l’avvocatura spesso supplisce alle mancanze della struttura organizzativa, come avviene nel nostro caso, dall’acquisto di carrelli e strumenti informatici alla quotidiana vita d’udienza con la redazione dei verbali e la preparazione di sentenze”.
Infine, un commento alle dichiarazioni del ministro Cancellieri: “Avviliscono la nostra dignità personale e professionale. Sono censurabili e infondante. Le vere lobby sono quelle che impediscono ai cittadini di avere un servizio di giustizia di prossimità, capillare. Si vanno via via diradando i servizi di scuola, sanità e giustizia. Questo non è certo frutto della lobby degli avvocati; gli avvocati sono vittime, come rappresentanti della comunità, di queste iniziative distorte”, conclude l’avvocato Cardone.
Intanto lunedì prossimo è convocata, sempre presso il tribunale ingauno, una riunione con l’onorevole Franco Vazio.