Savona. A guardare i dati, c’è da dare i numeri. E’ un po’, forse, sarebbe meglio rimanere tra le nuvole invece di precipitare in percentuali impietose che danno il senso di una crisi tangibile, in particolare nella nostra provincia.
A tracciare un quadro desolante è Bruno Spagnoletti, responsabile dell’ufficio economico della Cgil: “E’ andata molto male in questi 4 anni, con un ciclo economico negativo superiore rispetto alla media ligure di oltre due punti. Nel 2012 la decrescita si è consolidata all’8,7%, e nel 2013 raggiungeremo quota -10%. Per cui, a coloro che sognano la decrescita felice bisogna dire di guardarsi davanti e dire che in realtà esiste solo una decrescita infelice. Con una piccola eccezione per una piccola parte di industria manufatturiera per ciò che concerne l’export, mentre è in crisi la manufatturiera che lavora sul mercato interno; in crisi l’edilizia, mentre tiene l’agricoltura”.
“I redditi sono scesi del 3% – continua Spagnoletti – quasi il 25% dei residenti è a rischio povertà o è già indigente per cui aumentano le ingiustizie sociali e crescono i disoccupati. I disoccupati attivi censiti dall’Istat in provincia di Savona sono oltre ottomila e la disoccupazione tocca una percentuale di oltre il 7%. Se a questi aggiungiamo i giovani scoraggiati che non cerfcano lavoro e i cassaintegrati la disoccupazione sale a 28 mila unità, con un tasso di disoccupazione che va oltre il 20%. E’ drammatico”.
Aggiunge Francesco Rossello, segretario della Cgil Savona: “I dati sono drammatici perché la crisi è diventata strutturale, quindi i posti di lavoro persi non saranno recuperati; idem per le attività produttive e tutta la filiera economica. Ci sono settori dell’economia savonese scomparsi e che non torneranno più come prima. Il problema è immaginare nuove possibilità di sviluppo. Sui progetti in essere sono in discussione Tirreno Power, Piaggio, la piattaforma Maersk per fortuna va avanti nonostante i dibattiti in corso che ignorano che esiste già un’area pari a 3-4 campi da calcio. Il problema è fare sistema e riprendere il treno della crescita”.
“Vi sono aziende che stanno un pochino meno male: parlo della filiera del vetro, una piccola parte delle imprese manufatturiere, c’è il tema della produzione di energia: in Italia 4 impianti sono stati fermati, c’è un piano di esuberi che riguarda Tirreno POwer e questo perchè c’è meno produzione dal momento che, a causa della crisi, chiudono le aziende e vi è meno richiesta di energia” conclude Rossello.