Economia

Burocrazia, Giancarlo Grasso: “Una piaga tutta italiana, difficile da estirpare”

Giancarlo Grasso

Liguria. L’Italia si conferma terra di imprenditori. Nonostante tutto. Infatti, secondo l’Ufficio studi di Confartigianato, l’Italia registra una delle più alte percentuali di medie e piccole imprese, sotto i 20 dipendenti, che costituiscono il 98% del totale delle aziende attive: ben il 4% in più rispetto alla media dei Paesi Ocse (93,7%).

Ad ostacolare la vocazione imprenditoriale degli italiani è il contesto, tutt’altro che favorevole, con cui si trova a dover fare i conti ogni imprenditore. Nella classifica sulla facilità di fare impresa contenuta nel Doing Business 2013 della Banca Mondiale, l’Italia si colloca al 73° posto, confermandosi quindi come contesto “ostile”.

A far perdere posti all’Italia in questa particolare classifica sono principalmente l’inefficienza dei numerosi processi di interazione tra pubblica amministrazione e imprese. Alcuni esempi: le lungaggini per la risoluzione di dispute commerciali, i tempi di allacciamento alla rete elettrica, le modalità di pagamento delle imposte e il trasferimento di proprietà immobiliari. E poi, i tempi di pagamento più lunghi d’Europa, 170 giorni, tre volte maggiori rispetto alla media europea.

“In questo contesto – commenta Giancarlo Grasso (nella foto), presidente di Confartigianato Liguria – ogni giorno rappresenta una sfida per una piccola impresa, che non sempre riesce ad avere la meglio nella difficile battaglia contro la burocrazia. Per questo, per esempio, in Italia, ogni giorno, chiudono in media tre aziende artigiane, nel saldo tra aperture e cessazioni”.

Sempre più spesso, per vincere sulla burocrazia, molti imprenditori nostrani decidono di emigrare in contesti più favorevoli, magari a pochi chilometri di distanza dalla città di origine. “Di frequente – spiega Grasso – sento artigiani liguri che scelgono la vicina Francia per aprire una nuova attività o per trasferire parte della propria azienda che in Italia non riescono più a tenere aperta per i troppi vincoli burocratici. Questo è un fenomeno che ci preoccupa perché rischia di privare la nostra regione di quelle micro imprese che costituiscono l’ossatura del nostro tessuto produttivo, con conseguenze disastrose anche sull’occupazione”.

A spingere oltre frontiera gli artigiani liguri sono, per esempio, i tempi di pagamento decisamente inferiori in Francia rispetto a quelli in Italia: 60 contro i 170 della pubblica amministrazione italiana, 41 contro i 74 da parte dei privati, 44 contro i 96 da parte di altre imprese. Confrontando il gap fiscale e burocratico per le imprese nelle province di confine esposte alla concorrenza fiscale, emerge che, per quanto riguarda la Liguria, un’impresa che decida di emigrare in Francia impiega 137 ore in meno per pagare le imposte. Se poi l’impresa si sposta, per esempio, da Como alla confinante Svizzera la differenza sarebbe di 206 ore in meno.

“L’attuale sistema penalizza fortemente le imprese italiane rispetto ai competitors esteri, anche di Paesi confinanti – conclude Grasso –. Auspichiamo che i pacchetti di misure che il governo Letta sta predisponendo possano incidere in modo efficace sulla semplificazione della macchina burocratica, consentendo di traguardare due obiettivi indispensabili: l’abbattimento delle sacche di inefficienza e il miglioramento della vita delle imprese, in particolare quelle di minori dimensioni”.

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