Liguria. Credito e accesso al credito fondamentali per assicurare la ripresa del sistema produttivo, ma le banche restano ancora in un momento difficile. E’ quanto è questa mattina durante il convegno Effebi-Carige dedicato a “L’assemblea della Banca d’Italia e le sfide strategiche per le banche italiane”.
“Sono almeno cinque anni che lanciamo l’allarme, arrivati a questo punto speriamo che il nuovo governo Letta intervenga al più presto”, così il presidente della Banca Carige, Giovanni Berneschi, ha introdotto i lavori.
Meno pessimista Ennio La Monica, direttore di Banca Carige. “Come ha detto il presidente, questo è stato un anno difficile e non ci sono grandi prospettive, ma cerco di essere ottimista e dico che tutto sommato abbiamo visto anche alcuni elementi positivi, visto che il mondo non è tutto in crisi – dichiara – La crisi, infatti, è particolarmente presente in Europa, soprattutto in alcuni Paesi, tra cui l’Italia, ma il resto del mondo corre e noi dobbiamo fare di tutto per agganciarci a questa crescita sia ad est che a ovest del nostro Paese”.
Uno degli elementi fondamentali per uscire dalla crisi, appunto, riguarda proprio il settore bancario. “Perché senza credito è difficile fare sviluppo – prosegue La Monica – probabilmente però, le banche in questo momento hanno una serie di vincoli legati alla liquidità sui mercati internazionali e legati al costo del rischio, perché molti, in questo grave momento di crisi, non pagano i crediti. La soluzione, quindi, potrebbe essere quella di trovare strategie nuove per sostenere le imprese, perché altrimenti non ci potrà essere l’inversione del ciclo”.
“Va superata la logica del controllo dei costi e va recuperata una qualche dottrina keynesiana per immaginare uno sviluppo – spiega Adalberto Alberici, professore ordinario di Economia bancaria dell’università bocconi di Milano – Credo che questo stia avvenendo, che la Banca d’Italia stia dando un supporto da questo punto di vista e che il presidente della Banca Centrale Europea Draghi stia gestendo le regole nel modo più intelligente possibile”.
E si ritorna ancora una volta sulla necessità di maggior credito. “C’è bisogno di più credito e forse di minore controllo sui debiti pubblici, visto certe condizioni di riforme realizzate, riforme strutturali, riforme di sistema finanziario e riforme che vengano concepite non solo come qualcosa che devono altri, ma nelle quali tutti siamo coinvolti”, conclude il professore.