Cronaca

Dieci sacerdoti della Diocesi di Albenga-Imperia contro le “maldicenze”: “Molte reputazioni macchiate senza riscontri”

mario oliveri, vescovo albenga

Ponente. Dieci sacerdoti della Diocesi di Albenga-Imperia contestano “disinformazione e maldicenze” che sui media e sul web colpiscono la comunità ecclesiale locale. A firmare un documento congiunto sono i vicari foranei don Danilo Galliani (Alassio), don Tiziano Gubetta (Albenga), don Taddeo Krasuski (Andora), don Davide Polini (Diano Marina), don Edmondo Bianco (Loano), monsignor Mario Ruffino (Oneglia), don Luigi Fusta (Pietra Ligure), don Sandro Decanis (Pieve di Teco), don Ambrogio Bianchi (Pontedassio) e don Antonello Dani (Porto Maurizio).

“Tutto sembra mirato a tratteggiare a tinte fosche il rapporto tra il vescovo diocesano e buona parte del suo clero, le scelte pastorali, liturgiche e vocazionali operate negli ultimi anni e le condizioni complessive della Chiesa ingauna” sottolineano, riferendosi alla pubblicazione di articoli a mezzo stampa e allo stesso stile che si ritrova su siti e forum online dove – spiegano – “lo schermo dell’anonimato consente di propalare pseudo-notizie, sospetti, voci, allusioni, con un generico ma potente effetto di denigrazione e di discredito”.

Si legge nel documento: “Dobbiamo stigmatizzare un metodo di informazione che, presentando fatti pubblici e notori (come ad esempio le ordinazioni diaconali o presbiterali) li collega immancabilmente e in modo suggestivo con retroscena, confidenze e lamentele, tutte rigorosamente non verificabili, restituendo un quadro sulfureo e comunque gravemente distorto della nostra vita diocesana. Ci chiediamo quale coscienza animi e quale servizio alla verità ritenga di prestare, chi fornisce alla stampa o diffonde in rete una così scadente qualità delle notizie e un così pernicioso insieme di maldicenze, tanto studiate quanto infondate. E guardiamo con preoccupazione a un giornalismo che, partendo anche da singoli, non ripetuti e ben circoscritti fatti dolorosi che hanno interessato la vita della nostra Diocesi, assembla poi una quantità di elementi non verificati e non verificabili, senza alcun vaglio apprezzabile anche dai lettori e talvolta senza alcuna verosimiglianza, offrendo infine poche notizie riscontrabili e molte reputazioni macchiate”.

“Per quanto riguarda poi il merito dei fatti raccontati in questa che sembra una vera e propria campagna d’opinione, qui ci preme semplicemente ribadire la realtà di sempre, e cioè che la nostra Chiesa, e in essa, in modo del tutto particolare, il clero, è unita attorno al suo vescovo in uno spirito di affetto e collaborazione, e che affrontiamo le sfide e i problemi che il nostro tempo ci pone proprio grazie alla ricchezza della nostra comunione, che vive di lealtà e responsabilità, di valorizzazione delle sensibilità e di una fiducia non estemporanea. Quanto bene (anche nascosto) è quotidianamente presente nelle nostre comunità” aggiungono i prelati.

Proseguono poi: “Mentre perdoniamo, preghiamo per coloro che hanno fatto ricorso in forma anonima ai giornali o alla rete per dar sfogo a risentimenti, invidie e opinioni malevole. Al nostro vescovo, al vicario generale e alla comunità diocesana di Albenga-Imperia, assicuriamo che continueremo a camminare convintamente sulla strada dell’annuncio, della testimonianza, della missione e della carità”.

La decisione dei dieci sacerdoti è stata mossa dalle parole di Papa Francesco, che sabato scorso ha elencato tre “peccati”: disinformazione, diffamazione e calunnia. I sacerdoti della Diocesi di ponente sottolineano, riprendendo le espressioni del pontefice: “Anzitutto la disinformazione, quando cioè diciamo ‘soltanto la metà che ci conviene e non l’altra metà; l’altra metà non la diciamo perché non è conveniente per noi’. Poi la diffamazione: allorché ‘una persona davvero ha un difetto, ne ha fatta una grossa’, bisogna raccontarla, ‘fare il giornalista, no? E la fama di questa persona è rovinata’! E la terza è la calunnia: ‘dire cose che non sono vere. Quello è proprio ammazzare il fratello!'”.

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