Cronaca

Trappole per i bikers nel Finalese: “Bisogna isolare le ‘teste calde’, rovinano il nome di un territorio meraviglioso”

Finale Ligure. Tavolette chiodate e lacci tesi sui sentieri frequentati dai bikers e degli escursionisti nel Finalese. Dopo un weekend da incubo, che ha fatto registrare due inquietanti ritrovamenti nelle strade dell’entroterra di Finale, in particolare a San Bernardino, oggi è tempo di riflessioni. A farle sono anche gli addetti ai lavori che, come è facile immaginare, si sentono particolarmente colpiti da questi episodi minacciosi.

“Diciamo che quello che noi pensiamo di queste cose naturalmente è lo stesso della maggior parte dei cittadini del territorio finalese: con gli episodi di violenza non si possono mettere a posto le cose” osserva Lorenzo Carlini di Finale Bikers che da tempo si occupa della mediazione tra sportivi, associazioni di promozione del territorio, proprietari dei terreni e cacciatori: “Noi pensiamo che ciò che abbiamo iniziato con i proprietari terrieri, con le associazioni venatorie e shuttle che fanno i servizi per i bikers si debba continuare. Siamo convinti che si possa arrivare ad una conclusione così come era stata prospettata in un incontro di qualche tempo fa, ovvero di arrivare alla costituzione di un ente comune al quale possano giungere contribuiti dalla Regione e dall’Europa per il ripristino e la manutenzione costante di questo territorio che ormai è diventato un fenomeno turistico a tutti gli effetti”.

La novità sta proprio nel fatto che si sta costituendo il “consorzio” di proprietari terrieri e operatori turistici per la tutela dell’ambiente tanto apprezzato da sportivi ed escursionisti. Uno dei problemi maggiori secondo Carlini è proprio la mancanza di un soggetto che gestisca il territorio dell’entroterra finalese: “Il fatto che non esista più ciò che un tempo rappresentava la Comunità Montana ha creato un vuoto di potere e di controllo del territorio. Noi riteniamo che si debba continuare a dialogare con le persone serie che formano queste associazioni e si possa arrivare ad una conclusione definitiva di questo problema che comunque è già stato vissuto in altre parti del mondo e conosciamo perfettamente. Si è risolto solo grazie al dialogo tra le parti”.

Episodi come quelli dello scorso weekend possono creare un danno d’immagine notevole, ma la preoccupazione degli addetti ai lavori sembra essere ancora più profonda: “Siamo preoccupati in linea generale questa è solo la punta di un iceberg. Siamo preoccupati per tutto il turismo non solo quello del biker o dell’entroterra, siamo preoccupati del fatto che ci siano imprese senza sostegno e posti di occupazione a rischio. Questo non è altro che un tassello che si va ad aggiungere ad un’altra serie di problematiche già esistenti sul territorio” prosegue Carlini.

Sulle istituzioni, infine, il rappresentante di Finale Bikers dice: “Il Comune deve fare la sua parte, ma la sta già facendo con l’ordinanza concordata tra le parti ed i proprietari. Hanno cominciato a posizionare i cartelli, alcuni sono soddisfacenti altri meno, ma nella nostra volontà c’è di arrivare ad una concertazione con i proprietari dei terreni e le associazioni venatorie per fare in modo che non ci possano essere problemi tra tutti gli utilizzatori del territorio”.

Ad intervenire è anche Riccardo Negro, presidente di “Blu Bike”: “Da alcuni casi isolati degli anni passati ora si è tornati a dover fare i conti con situazioni spiacevoli. Il problema va considerato. Più che una manutenzione dei sentieri che comunque è curata a livello di volontari che si stanno organizzando in gruppi ad hoc, bisogna capire come isolare queste ‘teste calde’ che credono di poter risolvere in questo modo problemi che non esistono”.

“E’ dimostrato dagli utenti dei sentieri che non esistono reali problemi di fruizione: anzi chi vive il territorio trova nel Finalese le situazioni perfette per fare questo tipo di turismo. Ci sono purtroppo persone che rovinano il nome di un turismo e di un territorio così meravigliosi. Noi chiediamo garanzie, ma senza dimenticarci che noi per primi le diamo. Già dal basso noi fruitori del territorio controlliamo i sentieri. Auspichiamo comunque che questi vengano monitorati così come accade per le strade. I bikers sono persone educate: a loro voglio dire di non lasciarsi intimorire da questi atti” conclude Negro.

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