Cronaca

Infortunio mortale alle Funivie: pm chiede tre condanne ed un’assoluzione

Savona - Incidente sul lavoro funivie

Savona. Tre condanne ed un’assoluzione. Sono queste le richieste avanzate dal pubblico ministero Giovanni Battista Ferro nell’ambito del processo per la morte dell’operaio delle Funivie, Giovanni Genta, 53 anni, che era rimasto vittima, il 22 aprile 2009, di un tragico infortunio sul lavoro. Un incidente per il quale sono a giudizio con l’accusa di omicidio colposo Giancarlo Bruni, responsabile sicurezza delle Funivie, il caposquadra Valter Pellegrini e i capiservizio Giorgio Malfatto e Renato Pastorino.

Le richieste di condanna sono arrivate per i primi tre: un anno di reclusione per Bruni, sei mesi per Pellegrini e 10 mesi per Malfatto. Per Pastorino invece il pm ha chiesto l’assoluzione perché il fatto non costituisce reato. I legali della difesa (gli avvocati Mazzitelli, Scella e Piccone) hanno invece chiesto l’assoluzione per tutti i loro assistiti. Terminata la discussione il giudice Laura De Dominicis ha rinviato il processo al prossimo 5 aprile per eventuali repliche e per la lettura della sentenza.

Giovanni Genta era rimasto gravemente ferito alla testa dopo una caduta di cinque metri dal tetto in lamiera di un capannone delle Funivie nella zona del porto di Savona. L’operaio era precipitato mentre, con due colleghi, si stava occupando della impermeabilizzazione della copertura del tetto: un intervento programmato e reso necessario dalle infiltrazioni causate dalle piogge dei mesi precedenti.

Nelle precedenti udienze in aula erano stati sentiti quattro colleghi dell’operaio: le loro audizioni si erano concentrate sul ricordo del tragico incidente e sulle consegne ricevute per eseguire il lavoro. I dipendenti delle Funivie erano stati tutti concordi nello spiegare quali indicazioni avevano ricevuto per eseguire l’intervento di manutenzione: “Il tetto reggeva il peso, ma era pericoloso in alcune zone, dove c’erano diversi lucernai. Per questo avevamo delle tavole per coprirli e metterli in sicurezza”. Per quanto riguarda l’utilizzo di cinture di sicurezza gli operai avevano precisato che dovevano indossarle solo se lavoravano nel perimetro esterno del tetto, dove non c’erano protezioni.

Sul drammatico momento dell’incidente infine uno dei colleghi, Alberto S., aveva ricordato: “Avevamo appena iniziato il lavoro, stavamo mettendo le tavole quando ho visto Giovanni fare due passi indietro e mettere il piede sul lucernaio che non ha retto il suo peso”.

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