Emergenza carceri: nel 2012 in Liguria 29 tentati suicidi e 92 atti di autolesionismo

Carcere di Savona

Savona. “Nelle carceri della Liguria, dove sono oggi detenute 1.850 persone per mille posti letto in un contesto nazionale di 66 mila presenze per 45 mila posti regolamentari, resta alta la tensione”.

E’ quanto dichiara Roberto Martinelli, segretario generale aggiunto del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, la prima e più rappresentativa organizzazione dei Baschi Azzurri, commentando i dati relativi agli eventi critici che si sono verificati negli istituti penitenziari liguri nell’anno passato.

“Gli eventi critici riferiti all’anno 2012 – prosegue – confermano anche in Liguria la tendenza ad una situazione critica con numeri che sono contenuti solamente grazie alle donne e agli uomini della Polizia penitenziaria svolgono servizio nelle sette case circondariali regionali con professionalità, zelo, abnegazione e soprattutto umanità. Anche il mancato impiego dei detenuti in attività lavorative favorisce le tensioni, Quel che è importante è il riconoscimento dell’attività risocializzante della polizia penitenziaria, comprendendo i sacrifici sostenuti per svolgere tale attività garantendo al contempo la sicurezza all’interno e all’esterno degli istituti di pena”.

Il Sappe sottolinea che “nel 2012, nelle sovraffollate carceri liguri, i detenuti si sono resi protagonisti di 92 atti di autolesionismo (e cioè ingestione di corpi estranei come chiodi, pile, lamette, pile; tagli diffusi sul corpo e provocati da lamette) e 29 tentativi di suicidio. Hanno tentato il suicidio 9 persone a Marassi, 7 a San Remo, 6 alla Spezia, 5 a Pontedecimo, 1 a Chiavari e Imperia. Le morti per cause naturali in carcere sono state 5 (3 a Marassi, 1 a San Remo ed Imperia). Non si sono registrati, per fortuna, casi di suicidio. Sono state, infine, 93 le colluttazioni (7 a Imperia, 19 a Pontedecimo, 9 a Chiavari, 2 alla Spezia, 53 a San Remo e 3 a Marassi) e 19 i ferimenti (12 a Marassi, 5 a Savona e 2 a Imperia). Sono state infine 5 le evasioni in Liguria da parte di altrettanti detenuti che non sono rientrati in carcere dopo aver fruito di permessi premio e semilibertà. Nel corso dell’anno, infine, sono stati complessivamente 6mila i detenuti della Liguria che hanno dato luogo e partecipato alle molte manifestazioni di protesta collettive sulla situazione di sovraffollamento delle carceri e sulle critiche condizioni intramurarie”.

“Il fatto che i detenuti non siano impiegati in attività lavorative o comunque utili alla società (come i lavori di pubblica utilità) – aggiunge Martinelli – favorisce l’ozio in carcere e l’acuirsi delle tensioni. In Liguria lavora solamente un detenuto su cinque, e per di più per poche ore al giorno. Sul tema del lavoro in carcere c’è profonda ipocrisia. Tutti, politici in testa, sostengono che i detenuti devono lavorare: ma poi, di fatto, a lavorare nelle carceri oggi è una percentuale davvero irrisoria di detenuti (circa il 20% dei ristretti). Peraltro, il condannato che espia la pena in carcere ha un tasso di recidiva del 68,4% contro il 19% di chi ha fruito misure alternative e addirittura l’1% di chi è inserito nel circuito produttivo”.

“Stare invece 20 ore al giorno chiusi in cella favorisce una tensione detentiva fatta di risse, aggressioni, suicidi e tentativi suicidi, rivolte ed evasioni che genera condizioni di lavoro dure, difficili e stressanti per le donne e gli uomini della polizia penitenziaria – conclude -, sotto organico di ben 7 mila unità a livello nazionale e circa 400 in Liguria”.

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