Colombi imprigionati in rete di protezione a Savona, Enpa attacca: “Ennesima strage”

Savona. Strage di colombi a Savona in via XX Settembre: decine di animali sono morti imprigionati nelle reti messe a protezione del ponte ferroviario della linea portuale. La denuncia arriva dai volontari della Protezione Animali che, chiamati da alcuni residenti impietositi, sono riusciti soltanto a recuperarne alcuni vivi, che si stanno riprendendo da fame e sete presso il reparto di cura della fauna selvatica presso la sede dell’associazione in via Cavour.

“Prima che venissero effettuati i lavori avevamo scritto all’azienda committente raccomandandoci di controllare che, prima di sigillare le reti, non vi fossero animali imprigionati ma è stato tutto inutile. Un caso analogo era accaduto la scorsa settimana al ponte ferroviario di Corso Tardy e Benech ma l’intervento dell’ENPA e l’immediata disponibilità delle Ferrovie dello Stato aveva permesso di liberare i volatili imprigionati dopo poche ore” spiegano dall’associazione animalista.

“Se è pur vero che il numero di colombi presenti in città crea problemi di convivenza (ma non sanitari, come hanno provato numerose verifiche degli organismi preposti alla tutela della salute pubblica) è indubitabile che in una società civile è inammissibile, oltreché illecito, farli morire di fame e sete imprigionati dietro una rete. Così come inutile e addirittura controproducente, e prova di scarsa competenza, è proibire di dare loro da mangiare. Una non-soluzione del problema della presenza dei colombi, per giunta crudele e dolorosa, più volte spiegata dall’Enpa, sulla base dell’osservazione delle colonie savonesi e di precedenti situazioni analoghe verificatesi in altri comuni; proibendo di sfamarli se ne favorisce la diffusione, solo in parte definitiva, in altre aree cittadine magari non ancora interessate dal problema, mentre il numero degli animali, dopo la morte dolorosa di alcuni soggetti, si ristabilisce rapidamente ed anzi si incrementa a seguito della formazione di coppie deboli che non presidiano il territorio e lasciano riprodurre le altre” concludono i volontari della Protezione Animali.

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