Cronaca

Sicurezza ad Albenga, l’imam: “In campo per recuperare chi delinque, ma la crisi accresce disperazione e illegalità”

imam albenga

Albenga. Recuperare le “pecorelle smarrite” non sembra essere solo un precetto cristiano. Un’azione simile è portata avanti quotidianamente anche dai responsabili della comunità islamica di Albenga che scendono in campo per dare il proprio contributo alla sicurezza in città.

Le polemiche relative a piazza del Popolo, spesso teatro di episodi di microcriminalità che hanno tra i protagonisti anche cittadini stranieri, hanno convinto l’imam Abdejalil Elalami a parlare delle iniziative messe in campo per recuperare i fratelli musulmani che hanno perso la retta via.

“Ogni giorno giriamo a piedi per la città e tentando di recuperare chi vive ai margini della società e delinque – dice l’imam – In concreto, ci rechiamo spessissimo in piazza del Popolo, così come sul lungofiume, nei pressi del ponte rosso e nelle zone frequentate da chi spaccia o si ubriaca tutto il giorno, provando a convincerlo, anche tramite i precetti della nostra religione, a seguire una strada diversa. Molti arrivano in Italia da Paesi lontani e si trovano subito a dover affrontare due grandi difficoltà: la barriera linguistica e la ricerca difficilissima di un lavoro. Molti non ci riescono e scelgono un guadagno facile e rischioso immischiandosi in giri illeciti. Ecco, i nostri viaggi per le vie di Albenga hanno l’obiettivo di farli rinsavire e di convincerli che quella non è la soluzione giusta”.

“La nostra nuova moschea, che troverà presto spazio in via Al Piemonte, non sarà solo un centro culturale e di preghiera, ma anche un luogo in cui offrire aiuto a questi fratelli in difficoltà – continua Abdejalil Elalami – La nostra religione spinge su strade ben lontane dalla droga, alcol e dagli eccessi, ma è rivolta alla pace e al rispetto delle regole. Ed è su questi principi che portiamo avanti la nostra azione di recupero di chi delinque. Siamo riusciti ad aiutare tante persone, anche se molte altre si trovano in gradi difficltà, anche a causa della crisi”.

“Mi spiego: ci sono persone che lavorano da decenni ad Albenga e che o non vengono mai messe completamente in regola o sono sottopagate o, come accade sempre più spesso, non ricevono lo stipendio per mesi perché i datori di lavoro, proprio a causa della crisi economica, non riescono a pagarli. Questo fa aumentare il numero dei disperati che si ritrovano a non riuscire più a sfamare i propri figli perché a fine mese non arrivano i soldi per pagare l’affitto o per fare la spesa. Non accade mica solo agli italiani. Sta succedendo a tantissimi di noi. Ebbene, temiamo che questa situazione alla lunga potrebbe portare qualcuno a scegliere vie apparentemente più facili e remunerative, come spacciare ad esempio, andando ad aumentare le fila di chi delinque” è l’allarme lanciato dall’imam.

E l’appello finale: “Vorrei che gli imprenditori ingauni mettano in regola anche i lavoratori stranieri per permettere loro di costruire un futuro, per se stessi e per i propri figli, nella città in cui hanno deciso di vivere. Senza un lavoro e senza stipendio non ci si può permettere un tetto sopra la testa, non si possono avere permessi di soggiorno, insomma, in una frase: non si può vivere. E, soprattutto, è difficile restare lontani da certi giri. Poi credo che potremmo riunirci insieme al sindaco e alle forze dell’ordine per collaborare per una maggiore sicurezza in città. Infine, sono certo che la nascita della nuova moschea in via Al Piemonte potrà essere un luogo di accoglienza e integrazione capace di ricevere anche i fedeli in difficoltà”.

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