Albenga. Stranieri sottopagati, non regolarizzati o senza stipendio da mesi a causa della crisi e che potrebbero essere tentati da facili e illeciti guadagni per cercare di tirare avanti, andando così a rimpinguare le fila di chi delinque.
La teoria dell’imam di Albenga, Abdejalil Elalami, che rileverebbe un collegamento diretto tra mancanza di lavoro e aumento della criminalità, accende la discussione anche tra gli imprenditori ingauni. In particolare tra quelli agricoli, che hanno tra i propri dipendenti molti extracomunitari impegnati come braccianti nella Piana, e che a volte vengono accusati di servirsi del lavoro nero per mandare avanti le proprie attività.
Un’accusa che i presidenti di Cia, Coldiretti e Confagricoltura rimandano al mittente, sfornando dati e iniziative assunte per combattere un fenomeno tanto odioso quanto rischioso, anche per i datori di lavoro.
“Oggi chi non regolarizza è un pazzo – esordisce il presidente di Coldiretti Savona, Gerolamo Calleri –perché quasi certamente cadrà nei controlli dell’Inps e dell’Ispettorato del Lavoro con multe da capogiro, soprattutto di questi tempi. La sanzione più lieve si aggira sui 1800 euro, per non parlare del caso di un lavoratore clandestino, per il quale si va nel penale. Senza contare il fatto che l’entroterra albenganese è incluso nelle zone svantaggiate e può contare su una riduzione dei contributi da versare pari al 68%. No, non conviene davvero. Il problema semmai è un altro: gli extracomunitari oggi hanno meno possibilità d’impiego perché con la crisi i figli dei contadini sono tornati alla terra andandoli a sostituire per quanto riguarda la manodopera”.
A livello provinciale, per ciò che concerne i dipendenti di aziende agricole si parla comunque di un 75% di stranieri. Secondo i dati Coldiretti, e che riguardano le aziende del Savonese ad essa collegate, sono 600 i lavoratori del comparto (si arriva a quota mille nell’alta stagione), per l’80% si tratta di immigrati, per la stragrande maggioranza marocchini. A questi numeri vanno aggiunti quelli forniti da Cia Savona che parla di 1800-2000 braccianti non italiani e Confagricoltura che conferma la prevalenza straniera nella Piana ingauna.
“Attraverso i controlli che vengono effettuati annualmente da carabinieri e organi preposti un riscontro di mancata regolarizzazione non c’è – conferma Aldo Alberto della Cia – Grazie all’impegno dell’associazione che sta svolgendo un lavoro enorme di sensibilizzazione, anche le piccole imprese assumono esclusivamente coloro che hanno i requisiti per essere regolarizzati. Un risultato, questo, che è stato ottenuto grazie al supporto del patronato Caf, che segue tutte le procedure per i rinnovi dei permessi di soggiorno e previdenziali”.
Più diretto il presidente di Confagricoltura Savona, Massimo Rebella: “Non avere un’occupazione o averla persa non giustifica automaticamente l’andare a rubare o a spacciare, come si potrebbe evincere dalle parole dell’imam. Questo è un periodo di crisi per tutti: se in Italia non si è trovato l’oro si può sempre decidere di andarsene invece di delinquere”. D’accordo anche Elio Guglielmelli, responsabile del settore edile di Unione Industriali Savona: “Sono molti gli stranieri pluripregiudicati che arrivano qui pensando di continuare a farsi gli affari loro. Ogni settore può essere inquinato dal fenomeno del lavoro nero, che noi ovviamente condanniamo, ma non credo sia da collegare ad un aumento della criminalità”.
Infine, la parola al sindaco di Albenga, Rosy Guarnieri, che, tempo fa, aveva teso la mano all’imam per una collaborazione attiva per una maggiore sicurezza in città. “La verità spesso sta a metà strada: è vero che possono esserci datori di lavoro che, di fatto, sfruttano i lavoratori, così come è altrettanto vero che possono esserci lavoratori che preferiscono lavorare senza essere messi in regola. Le istituzioni preposte facciano le dovute e opportune verifiche, per intervenire dove necessario”.