Politica

Sfratto sede regionale, l’Idv: “Non abbiamo le chiavi, i contratti sono passati a Diritti e Libertà”

maruska piredda

Liguria. “Sono stato commissariato e diffidato dall’usare i fondi del gruppo quando sono uscito dall’Idv, quindi non potevo neanche revocare la sede perché era di un partito che non rappresentavo più”. Questa la prima dichiarazione di Giovanni Paladini sullo sfratto giunto al gruppo regionale per non aver pagato l’affitto della sede di via XX Settembre.

Il gruppo regionale dell’Italia dei Valori, infatti, risulta moroso dal novembre scorso di quasi 10.000 euro e l’atto era stato notificato all’ex capogruppo Giovanni Paladini, ora in Diritti e Libertà. Il proprietario dell’alloggio ha presentato l’atto di intimazione di sfratto tramite i suoi legali, avvocati Riccardo Bertuccio e Flavia Zuffi. L’immobile era stato concesso in locazione nel settembre 2010 con un canone annuo di circa 20.000 euro. Secondo quanto si è appreso, non sono state neppure versate le spese di amministrazione ordinaria relative al 2012.

“Ivan Rota, il commissario regionale, ha anche cambiato la serratura della sede di Genova – ha proseguito l’ex capogruppo dell’Italia dei Valori – proprio dalla sede di via XX Settembre, inoltre, mi ha anche inviato la mail e la raccomandata di diffida, in cui si diceva che noi non potevamo più mettere la mani nei conti dell’Idv”.

L’udienza, che si terrà presso il tribunale di Genova, è fissata per il 29 marzo per l’eventuale convalida dello sfratto. Ieri, intanto, era arrivata puntuale la precisazione di Italia dei Valori: “Siamo dispiaciuti della situazione che si è venuta a creare in questi mesi, indipendente dalla volontà del partito e da quella dei referenti attuali sul territorio che neppure hanno le chiavi delle sedi di Genova e La Spezia”.

“Infatti – scrivono i vertici liguri del partito di Antonio Di Pietro – i contratti di locazione risultano stipulati con un’associazione autonoma, che usufruiva anche di fondi nazionali. Occorrerebbe capire perché oggi le casse dell’associazione risultino vuote e, nel frattempo, qualora risultino degli insoluti a carico dell’associazione stessa, il saldo dovrebbe essere cura di chi ha stipulato personalmente i contratti e ne è ancora ufficialmente intestatario.

“Occorre puntualizzare che i firmatari dei contratti non appartengono più a Italia dei Valori, in quanto sono passati a Diritti e Libertà”. Proprio queste precisazioni hanno irritato particolarmente Paladini. “L’ultimo giorno di campagna elettorale non avrei voluto fare il delatore e dare delle colpe. Però è chiaro, io mi sono dimesso il 21 novembre ed è stato nominato un commissario, diventato automaticamente il responsabile – ha spiegato – Mi sembra assurdo che venga chiesto a me di pagare le sedi, il personale e le utenze dopo le mie dimissioni. Mi sembra una ‘genialata’ elettorale, ma le bugie hanno le gambe corte e quindi qualcuno pagherà per quanto detto”.

L’ex capogruppo ha precisato che l’Italia dei Valori ha uno statuto regionale molto chiaro, firmato da Di Pietro e dal tesoriere Mura. “Siccome c’è un commissario non posso più rappresentare questo partito e mi giunge strano che una persona non sappia il minimo basilare – ha detto, riferendosi a Maruska Piredda – si dà la colpa a una persona che non c’entra niente e questo mi sembra davvero ridicolo, visto che le accuse provengono da chi non ha pagato neppure le tredicesime ai propri dipendenti”.

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