Cronaca

Ceriale, riconoscimento di paternità: il test del Dna incastra il “padre mancato”

tribunale albenga

Ceriale. L’affetto negato per vent’anni sarà difficilmente recuperabile ma la speranza è almeno quella di assicurarsi un futuro migliore. Si prepara a vincere una lunga battaglia legale la ragazzina di Ceriale che da tempo chiede che il padre biologico (B.G., cinquantenne residente nell’entroterra finalese) riconosca il loro legame di sangue.

Nel corso dell’ultima udienza presso il tribunale ingauno, sono stati presentati i risultati del test del Dna svolti da Simonetta Verdiana dell’Istituto di Medicina Legale dell’Università di Genova e che accertano una compatibilità praticamente totale, al 99,99%. Davanti a questo dato, la dottoressa Fiumanò ha ritenuto superflue altre eventuali prove. Ora i legali avranno tempo fino al 29 gennaio per depositare le proprie memorie e attendere una decisione che pare scontata.

La giovane, oggi ventunenne, ha intrapreso questa battaglia legale dopo che la madre, che si è sempre presa cura di lei in tutti questi anni, si è trovata nell’impossibilità di far fronte a tutte le spese quotidiane da sola. In particolare a quelle universitarie, dopo che la ragazza ha deciso di continuare a studiare per inseguire i suoi sogni.

Fino a quel momento nessuna delle due donne aveva chiesto nulla al padre biologico: un po’ la rabbia per essere state respinte e un po’ l’orgoglio di farcela da sole.

La causa è iniziata nel 2011. In questo modo la ventunenne, assistita dagli avvocati Alessandro Chirivì e Giuseppe Fossati, ha portato nelle aule dei tribunali la sua storia: una madre che a 27 anni rimane incinta di un uomo con il quale sostiene di aver avuto una relazione stabile e protratta nel tempo, e un padre latitante che sminuisce l’importanza di quella relazione, assiste per qualche mese la donna nel periodo della gravidanza, per poi disinteressarsi completamente del futuro della bambina.

La giovane avrebbe visto il genitore mancato giusto qualche volta, ma senza instaurare con lui alcun tipo di legame: né affettivo né di natura economica. La madre l’ha cresciuta a Ceriale, dove hanno sempre vissuto, lavorando duramente e non voltandosi mai indietro. Poi i tempi si fanno duri, la crisi incombe, e il desiderio di un futuro migliore, da assicurasi anche grazie agli studi universitari, ha il sopravvento su tutto e le fa trovare il coraggio di pretendere di non essere più invisibile per il padre e di ottenere se non il suo affetto almeno l’aiuto economico negato per vent’anni.

La difesa ha così chiesto il mantenimento pari a circa centomila euro. Un’eventualità cui il padre mancato si è sempre opposto ma che, davanti alla prova schiacciante del Dna, diventa sempre più concreta. Il cinquantenne, oggi sposato, sembra voler dare comunque battaglia, al punto da rilanciare e chiedere a sua volta un risarcimento a cinque zeri alla madre della ragazza colpevole, a suo dire, di non aver chiesto prima l’esame del Dna, facendolo vivere nell’incertezza di essere effettivamente il padre biologico della ventunenne e negandogli in questo modo il diritto di fare il genitore per tutti questi anni.

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